Il libro

Il Gran Caffè Gambrinus è l’unico dei Caffè storici partenopei ancora in attività. Situato nella centralissima piazza Trieste e Trento, è oggi un punto di riferimento anche per la vita sociale e culturale della città. In questo volume ne viene presentata la storia, partendo dal cosiddetto “Caffè delle sette porte” del 1860, passando per l’epoca d’oro della Belle époque e per la triste vicenda della chiusura durante il ventennio fascista.

Seguono anni travagliati, fino al 1973, l’anno della svolta, quando ha inizio con la famiglia Sergio – quella degli attuali proprietari – la rinascita. Il Gambrinus viene raccontato come salotto letterario della città, di cui si descrivono le opere d’arte che arricchiscono le sale, dove illustri personaggi si sono avvicendati negli anni, e ai cui tavolini sono state composte celebri canzoni.

Il volume – corredato da numerose immagini fotografiche e da riproduzioni dei dipinti che vi si possono ammirare – si sofferma anche sui segreti del caffè napoletano, e sui classici della pasticceria e gelateria partenopea, concludendosi con la narrazione di una serie di gustosi aneddoti.

Il curatore

Michele Sergio, classe 1983, napoletano doc, è nato e cresciuto nei bar e nelle caffetterie del centro di Napoli. Laureato in legge e avviato alla professione di avvocato, ha deciso invece di affiancare il padre alla conduzione del prestigioso Gran Caffè Gambrinus, dove rappresenta la terza generazione.

Da sempre affascinato dalla storia della lavorazione del caffè napoletano, oggi si occupa di promuoverlo sia attraverso il lavoro svolto nello storico locale sia attraverso televisione (anche con la partecipazione ad alcune rubriche), stampa (collabora con il quotidiano Il Roma e la rivista mensile l’Espresso napoletano) e web (realizzazione di diversi video sul caffè ed articoli sul suo blog).

Tra le sue iniziative più importanti la riscoperta dell’antica usanza partenopea del caffè sospeso, la candidatura del caffè napoletano a patrimonio UNESCO e la promozione dei caffè gourmet napoletani.