French Press contro Moka: Francia vs Italia
Articolo scritto da Michele Sergio e pubblicato su il Roma il giorno 19 gennaio 2020
Italiani e francesi sono sempre stati due popoli piuttosto affini, cugini come suol dirsi ma, cugini rivali. I due paesi si contendono, infatti, vari primati, dal vino al formaggio, passando per la moda e finendo al caffè. Come gli italiani anche i francesi sono grandi amanti ed esperti della bevanda nera. Impressionante è il numero di Caffè lungo boulevards e avenue parigine, inconfondibili per come ubicati agli angoli di grandi e pregevoli palazzi, per le verande e le coperture, per i tavolini e le sedie dall’inconfondibile stile, per il perenne brulichio d’avventori d’ogni parte del mondo. Il caffè qui si fa con la French Press, la caffettiera a stantuffo, brevettata in Francia nel 1852 da Meyer e Delforge e modificata più volte durante il corso del tempo.
French Press
Ma come si usa? La procedura per la preparazione del caffè è molto semplice. In primo luogo va detto che, essendo un infuso, è un caffè molto differente dall’espresso italiano. Si versa all’interno del contenitore di vetro la polvere di caffè (in linea generale la proporzione consigliata è 60 gr di polvere di caffè per litro d’acqua) e, dopo, l’acqua calda con un movimento circolare (92° circa) utilizzando un bollitore con becco lungo. Si gira quindi con un cucchiaio. Si chiude la caffettiera con il coperchio e si lascia ad infusione per circa 4-5 minuti. Al centro del coperchio c’è un pistone alla cui estremità c’è un filtro che si “pressa” (da cui French Press) verso il basso. In questo modo la polvere di caffè rimane, per così dire, intrappolata nel fondo del contenitore mentre il caffè è pronto per essere servito (senza la presenza di residui del macinato).
Moka
In Italia, invece, come detto, per molti anni ha dominato nelle case degli italiani la moka. Inventata nel 1933 da Alfonso Bialetti questa caffettiera ha soppiantato in breve tempo la più lenta e complicata Napoletana. Composta da tre parti essenziali, caldaia in basso, filtro al centro e raccoglitore in alto, così funziona: l’acqua viene messa nella caldaia, il caffè nel filtro, si avvitano le parti, la macchinetta viene messa sul fuoco, l’acqua bolle e sale verso l’altro attraversando il filtro contenente il caffè e portando nel raccoglitore la profumata bevanda. Oggi la moka è un vero e proprio simbolo dell’italianità diffuso nel mondo intero.
Le differenze
Le differenze tra le due caffettiere sono evidenti: dove per la miscela consigliamo per la French Press una arabica tostatura media e macinatura grossolana (perché il tempo di contatto tra acqua e polvere è più lungo), per la moka è più adatta la miscela napoletana (arabica e robusta) tostatura scura e macinatura media. Certo le tecnologie cambiano e queste caffettiere sono affiancate (e in un futuro prossimo) forse saranno sostituite da altre più evolute e da sistemi di concezione diversi (come le macchine per capsule e cialde), più veloci. Tanto però al prezzo dello smarrimento della valenza sociale del caffè, della condivisione di un piccolo rito. Il caffè non è una semplice bevanda ma momento che unisce le persone, pretesto di incontro e interscambio. Italiani e francesi hanno da decine e decine d’anni capito che bere un caffè è tanto importante quanto, gustandolo, spendere il tempo con le persone a noi care, parenti e amici. Insomma, all’italiana o alla francese, sempre sorbire un buon caffè basta farlo in compagnia delle persone giuste.
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