L’esperto ci spiega la canzone ‘O cafè di Domenico Modugno

‘O cafè di Domenico Modugno

Immediata e orecchiabile, dal testo chiaro, semplice e divertente nello stile tipico del suo autore Riccardo Pazzaglia che, da buon napoletano, racconta il rito e la cultura del caffè napoletano.

Stiamo parlando di “’O cafè” di Domenico Modugno del 1958 brano di grande successo e dal ritornello accattivante. Entrò ben presto nel cuore e nelle case degli italiani. Non solo attraverso la tradizionale radio ma, anche, per il tramite della neonata televisione italiana.

Fu così che nell’intero Stivale, da nord a sud, si diffuse l’idea che il caffè “sulo a Napule ‘o sanno fa”. Consacrando, così, la città del Vesuvio a capitale dell’amato infuso nero. Del resto se lo affermava “Mr. Volare” – proprio nel 1958 Modugno e “Nel blu dipinto di blu”, erano letteralmente deflagrati nel mondo intero – non vi potevano essere dubbi: era certamente vero che solo a Napoli sapessero veramente fare il caffè!

L’omaggio di Fabrizio De Andrè

Il refrain è stato, poi, ripreso anche da Fabrizio De Andrè. Nella notissima “Don Raffaè” il poeta genovese trasforma la strofa principale in “Ah, che bell’ ‘o cafè, Pure in carcere ‘o sanno fa”.

L’analisi del brano

Modugno, sebbene non di origini partenopee ha dimostrato di sapere parlare e cantare in maniera magistrale in lingua napoletana. La strofa “Ah, che addore ‘e cafè, Cca se sente pe’ ‘sta città” descrive l’odore inebriante diffuso nelle strade partenopee. Negli anni ’50, infatti, tante piccole torrefazioni artigianali, allocate soprattutto nei Quartieri Spagnoli lo producevano.

Nel passaggio “nisciuno dice “no” pecché è ‘n’offesa, so’ già sei tazze e songhe appena ‘e tre”, sono parole che spiegano più efficacemente di tanti scritti dotti come il caffè connota la giornata del napoletano e come sia impossibile rifiutarne uno. Rifiutare una tazzina fumante costituirebbe grave offesa verso chi ce la offre.

E con la seguente strofa, infine si comprende quanto il caffè è elemento caratterizzante del popolo napoletano. “’N’amico me chiamma: “ue’!, e fermete nu momento, e vevimmece nu cafè”. Il caffè come pretesto (o per meglio dire come “scusa”) per socializzare.

Ma ciò che tutti ricordano e che a distanza di anni cantano ancora è la parte finale del ritornello. “… E nisciuno se spiega pecché è ‘na vera specialità!”. Ancora oggi, infatti, dopo oltre 60 anni dal lancio di questo singolo di grande successo, non si è capito fino in fondo quale sia il segreto della bontà del Nostro caffè.

Immagine creata con l’I.A.

Articolo pubblicato su Il Roma il giorno 08.07.2025