Intervista a Giuseppe Balestra

Intervista a Giuseppe Balestra
Visita alle Officine Balestra: un viaggio alla scoperta di come si costruiscono artigianalmente macchine per tostare, macinare e preparare il caffè
Quando la Redazione mi ha comunicato il tema di copertina del numero del mese di novembre “Ritratti: storie e interviste a professionisti, lavoratori e artigiani”, quale curatore della rubrica sul caffè mi è immediatamente venuta l’idea raggiungere il signor Giuseppe Balestra grande artigiano dedito da decenni alla realizzazione di tostatrici, di macinacaffè e di macchine per cialde.
Mi sono così recato presso lo stabilimento “Officine Balestra” a Sparanise (Caserta) per intervistarlo, curioso d’ascoltare la sua storia e quella sua azienda.
Arrivato a destinazione sono stato accolto con grande cordialità dal signor Balestra il quale mi ha subito portato ad ammirare la sua ultima creazione. Una tostatrice da 60 kg appena costruita, rossa fiammante. Una e vera e propria Ferrari delle tostatrici, realizzata, addirittura, per un committente polacco.
La passione e la professionalità
Mentre mi spiegava tutti i dettagli di questa macchina non potevo fare a meno di guardare la luce brillante nei suoi occhi che mi trasmettevano la fierezza e l’amore di quest’uomo per l’opera compiuta. Effettivamente il macchinario è degno d’ammirazione come i lettori potranno vedere nelle foto ed è costituto da un insieme di elementi assemblati per la gestione dell’intero processo di tostatura dalla introduzione dei chicchi di caffè crudo nella tramoggia, alla “cottura” degli stessi, al loro raffreddamento, fino allo loro pulizia e allo stoccaggio del prodotto finito (caffè tostato in chicchi).
È una macchina veramente imponente e complessa con un complicato sistema elettrico e completamente gestita da un computer. Complimenti signor Balestra!
Abbiamo poi visitato lo stabilimento dove gli operai erano indaffarati nel loro lavoro di costruzione di queste particolari macchine, tra infiniti attrezzi die scaffali ricolmi di lamiere, viti, bulloni e bulloncini.
Il signor Balestra mi ha, infine, fatto accomodare nel suo ufficio per l’intervista.

La prima domanda è quasi ovvia: “come nasce tutto questo?”
Il primo della famiglia a costruire macchinari fu mio nonno Giuseppe Balestra, il quale però si dedicava a tutt’altro campo. Fece, infatti, fortuna con la realizzazione della prima sedia per studi dentistici, ottenendo un certo successo frutto di numero commesse da parte delle strutture pubbliche e private, anche di lettini e strumentazioni mediche.
Nel dopo guerra mio padre Francesco Balestra, invece, virò decisamente scommettendo nel mondo del caffè. Nel 1947 a Capodimonte fondò la sua azienda dedita alla progettazione e realizzazione delle macchine per la tostatura, macinatura e conservazione dei chicchi. L’intuizione si rivelò fortunata e le richieste dei suoi prodotti cominciarono a fioccare.
Fino agli anni ‘60 del secolo scorso erano ben poche le grandi torrefazioni ed il caffè a Napoli si tostava prevalentemente nei bassi dei Quartieri spagnoli e della Sanità. I gestori di queste piccole torrefazioni erano tutti clienti di mio padre. Ricordo che per tutta la città si sentiva un odore di caffè e ogni quartiere aveva la sua tostatura e la sua miscela.
Le tostatrici erano diverse. Erano manuali e alimentate a legna, interamente cromate per maggiore effetto estetico, visto che erano esposte al pubblico.
Dopo suo padre che succede?
L’azienda è passata a me e mio fratello. Avevamo l’esperienza, conoscenze e competenze per farlo. Io, inoltre, mi ho conseguito il diploma di perito meccanico presso l’Istituto Enrico Fermi. Ricordo che mio fratello Mario ed io, infatti, sin da bambini abbiamo frequentato quotidianamente la fabbrica di mio padre. Terminato l’orario scolastico correvamo, difatti, in fabbrica dove rimanevamo incantati dalle macchine e dal lavoro degli operai. Anche a casa si parlava del lavoro di papà. Ricordo che durante un pranzo di famiglia portammo il disegno di un macinino industriale a raffreddamento ad acqua realizzato da me e da mio fratello.
Con il contributo di noi figli l’azienda è cresciuta con un moltiplicarsi delle commesse anche dall’estero. La prematura scomparsa di papà nel 1976 ha indotto naturalmente indotto me e Mario a prendere le redini dell’azienda. Il mondo del caffè, però, stava rapidamente cambiando così come i nostri clienti. Le piccole torrefazioni dei quartieri di Napoli stavano lentamente scomparendo mentre prendevano sempre più piede le grandi industrie del caffè posizionate fuori città. Abbiamo quindi avuto un cambio di clienti.

Veniamo all’attualità …
Dal 2004 l’azienda è gestita personalmente da me quando il mio caro fratello Mario scomparve precocemente. Da Palermo a Bologna sono l’unico costruttore di macchine artigianali per il caffè. Senza modestia il nome Balestra è ben noto nel nostro mondo e, spero, piuttosto stimato. Produco tostatrici di varie dimensioni, macinacaffè e miscelatori per industria, silos anche per bar e macchine a cialde. Tutte fatte a mano per clienti sia italiani sia stranieri. Molto spesso sono aiutato dalle mie tre figlie le quali pur avendo intrapreso strade diverse – una è architetto, l’altra è avvocato, la terza è nutrizionista – spesso non mi fanno mancare il loro supporto, anche professionale.
Pensa che ci possa essere un ritorno delle piccole torrefazioni nel centro di Napoli?
In verità esistono ancora belle realtà, anche piuttosto rinomate, alcune delle quali sono anche da me servite. Ritengo però che sia molto difficile un ritorno al passato in quanto il piccolo torrefattore non può anche soddisfare le esigenze di produzione di cialde e capsule ad appannaggio delle aziende industriali che, per di più, possono offrire un buon prodotto ad un prezzo competitivo.

Immagino che Lei sia un bevitore di caffè. Come le piace gustarlo?
Può sembrare strano: io che da sempre produco macchine da caffè preferisco farlo con la moka. Anche mia moglie lo preferisce così. Si prepara una macchinetta da 2-3 tazze solo per lei e lo beve durante la giornata.
Ultima domanda: cosa è il caffè per Giuseppe Balestra?
È il primo momento della giornata, il giorno stesso che nasce e mi accompagna nelle ore successive. Quando apro gli occhi voglio il caffè, il caffè è tutto!
Articolo scritto da Michele Sergio e pubblicato su L’Espresso napoletano il mese di novembre 2024