Una macchina fotografica realizzata con un barattolo di caffè

Una macchina fotografica realizzata con un barattolo di caffè
Intervista al fotografo Michele Scagliola
Quando mi sono recato alla Fondazione ‘’A voce d’e’ Creature’ per fotografare Don Luigi Merola (scatto per il calendario Gambrinus dei cui titolari Padre Luigi è amico di vecchia data), i suoi collaboratori mi hanno detto che anche la Fondazione realizza tutti gli anni un proprio calendario. Quello che maggiormente ha attirato la mia attenzione è stato il calendario 2014. Dove per ogni mese c’è una bellissima foto in bianco e nero. Foto scattate con una rudimentale e originale macchina fotografica ricavata, nientedimeno, da un barattolo di caffè! Incuriosito ho chiesto a Don Luigi se potevo essere messo in contatto con l’autore degli scatti fatti con la particolare macchina fotografica per una intervista per L’Espresso napoletano. Ed eccoci qua a parlare con il fotografo Michele Scagliola.

“Buongiorno Michele come prima domanda le chiediamo di parlarci un po’ di Lei”
“Nato a Napoli nel 1961, ho iniziato a fotografare sin da bambino con una fotocamera biottica regalatami in occasione della Prima Comunione impegnandomi nella lettura dei testi di Andreas Feininger per approfondire il lato tecnico della fotografia. Pur frequentando studi tecnici (Diploma di Geometra), ho continuato assiduamente a praticare la fotografia fino a farla diventare la mia professione realizzando sia lavori su commissione che di ricerca personale. In qualità di docente di Fotografia al ‘Centro Sperimentale Design’ di Ancona, sperimento la mia attitudine alla divulgazione di tale materia ai giovani.”
“Lei di cosa si occupa esattamente?”
“Io mi occupo di fotografia a tutto tondo con qualche puntata nel campo dell’immagine filmata e anche se mi sono trasferito in Toscana da oltre un ventennio, devo a Napoli la mia formazione in quanto la ritengo città dagli infiniti stimoli creativi e culturali.”

“Come è arrivato a lavorare con Don Luigi Merola?”
“La conoscenza di Don Luigi Merola e quindi della Fondazione “A voce d’’e Creature’ è stata per lo più casuale. Ma viste le attività ludico-formative che tale Fondazione offre ai bambini del quartiere, mi è venuta l’idea di presentare loro qualcosa che fosse sia divertente che stimolante, con la presentazione di un progetto nella materia che meglio conosco la fotografia appunto.”
“Cosa apprezza di più del lavoro di Don Luigi Merola?”
“Dopo anni di collaborazione con la Fondazione “A voce d’e’ Creature’ posso affermare, senza timore di smentita, che quello di Padre Luigi non è un lavoro vero e proprio ma il dare corpo alla sua innata vocazione al miglioramento. Miglioramento della condizione sociale di tanti bambini che, senza alcuna colpa, ‘subiscono’ il disagio di vivere in quartieri degradati. Purtroppo, in certi quartieri, il degrado diventa terreno fertile per le organizzazioni criminali e i minori sono facilmente ingannabili da falsi idoli. Ecco che l’impegno di Don Luigi Merola si incunea tra la mancanza di sane opportunità e le false promesse di certi ambienti. Come lo stesso Don Luigi sostiene sempre, ‘nessun bambino nasce delinquente’. L’importante è offrire loro strumenti ed opportunità per allontanarli dai pericoli della strada.”

“Ci può parlare di come è riuscito a trasformare un barattolo di caffè in una macchina fotografica? Più in particolare a chi è venuta l’idea?”
“Nessun colpo di genio. Ho solo attinto al pozzo della ‘storia’ della fotografia. La prima ‘Camera Obscura’ risale ancor prima della fotografia e la usavano pittori e disegnatori per ritrarre immagini dal vero. Altro non era che un enorme scatolone o una tenda dove entrarci con cavalletto, tela e matita. Nel buio della tenda (o scatolone) una volta chiusa, c’era soltanto un piccolo foro dal quale, la luce, penetrandovi, proiettava un’immagine sulla tela che il disegnatore andava a ricalcare a matita. Se al posto della tenda usiamo un qualsiasi contenitore e al posto della tela e una pellicola sensibile alla luce, ecco che abbiamo creato una scatola stenopeica (dal greco steno = piccolo, opeios = foro).”

“Le fotografie del Vostro calendario 2014 sono state scattate con questa ‘rudimentale’ macchina fotografica: il lavoro è stato difficile? Le persone hanno apprezzato?”
“Il Calendario del 2014 è stato il primo esperimento fatto con i bambini della Fondazione. Posso dire che, anche il più difficile dei lavori, se fatto con passione, si addolcisce, diventa semplice. L’intento era quello di offrire ai ragazzi la possibilità di realizzare qualcosa di assolutamente personale e alla loro portata. Cosa di più indicato di una scatola da caffè? Per loro è stata praticamente una ‘magia’ vedere realizzate, dapprima ognuno la propria scatola e poi le immagini da essa prodotte. Qualcosa prodotto da un bambino deve essere ‘per forza’ apprezzato, soprattutto qualcosa di così artigianale e rudimentale. I genitori sono rimasti stupiti dalle capacità nascoste dei propri figli. Capacità che hanno solo bisogno di essere ‘tirate fuori’ e che i fin troppo moderni gadgets elettronici invece narcotizzano.”
“Cosa è per lei il caffè?”
“Sono napoletano e quindi questa domanda, così sintetica, meriterebbe una risposta chilometrica. Il caffè è cultura, è socialità, è buonumore, è compagnia, è pausa, è risveglio. Ma è anche tradizione, è linguaggio, è modo di dire. Il caffè è viaggio, è cinema, è fotografia. Il caffè è … ‘buongusto’!”

“Quanti ne beve durante la giornata e qual è il suo preferito?”
“Ripeto, sono napoletano ma vivo in Toscana. Non per essere campanilista, ma il caffè lo bevo solo quando sono a Napoli (non me ne voglia il resto dell’Italia). Non ho un caffè preferito ed è mia personalissima ed opinabile convinzione che è meglio un caffè discreto in mano ad un buon maestro caffettiere che un eccellente caffè in mano ad un pessimo maestro caffettiere (io).”
Michele Sergio
Articolo pubblicato su L’Espresso napoletano nel mese di gennaio 2025
Crediti foto di Michele Scagliola e della Fondazione ‘’A voce d’e’ Creature’ di Don Luigi Merola