Le grandi canzoni dei Caffè Concerto

Le grandi canzoni dei Caffè Concerto

Le canzoni classiche napoletane sono famose e conosciute in tutto il mondo. Scritte e musicate da poeti e musicisti d’altissimo valore, raccontano storie vere, ricche di sentimento e passione. Le più belle sono state create per essere interpretate dalle sciantose nei Caffè Concerto. Gli spettacoli più in voga durante la Belle Époque che si tenevano appunto all’interno delle caffetterie. Vere e proprie stars conquistavano, con talento e fascino i cuori di tantissimi spettatori.

‘A Frangesa

Questa canzone scritta e musicata da Mario Costa nel 1894, è certamente tra i primi grandi classici napoletani. Dedicata alla sciantosa Armand’Ary, fu cantata per la prima volta, nello stesso anno, al circo delle varietà di Napoli. Da allora il successo fu planetario: dagli Stati Uniti al Brasile, passando per la Germania e fino in Giappone. Sue grandi interpreti Gina Lollobrigida e Angela Luce. Il testo evidenzia la “potente” descrizione che l’autore fa della celebrità Armand’Ary, magnificamente espressa nelle parole “Io sóngo bona ma só’ ‘ntussecósa..”. Mirabile sintesi del prototipo della sciantosa di donna fatale, intrigante, esuberante e viziata.

Lily Kangy

Nel 1905 viene alla luce un nuovo singolo che avrà risonanza in tutto il globo. Lily Kangy di Giovanni Capurro e Salvatore Gambardella. E’ la storia di Concetta che decide di cambiare nome in Kangy e diventa presto la più grande sciantosa dei Caffè Concerto. La canzone racconta l’ascesa ed il successo di questa grande artista. Un successo che offusca le sue rivali così come si legge in questo passaggio. “Tre sòre piccerelle, vènono appriesso a me… e fanno ‘e stelletelle pe’ dint’a sti cafè… Ma i’ sóngo ‘a vera stella d’ogne cafè sciantá: sulo cu na resélla, ve faccio cunzulá!” Lina Cavalieri, Mirna Doris e Serena Autieri si sono cimentate con grande successo nell’interpretazione di questo classico partenopeo.

Ninì Tirabusciò

Chiudiamo con Ninì Tirabusciò del 1911 scritta da Salvatore Gambardella e Aniello Califano ed eseguita per la prima volta al Politeama di Napoli da Gennaro Pasquariello. Questa canzone seppure scritta oltre 100 anni fa, precorre le lotte per l’emancipazione femminile. E’ la storia di una donna emancipata, indipendente, che vuole essere padrona del proprio destino. E’ pronta a lasciare il marito – “Chillu turzo ‘e mio marito nun se pò cchiù suppurtá!” – e si è data un nome d’arte – che dà il titolo alla canzone: “Ho scelto un nome eccentrico:”Niní Tirabusciò” col quale varcare ogni confine realizzando il suo sogno: fare la cantante e girare il mondo (Tutto è pronto! Stó’ aspettanno, na scrittura pa’ firmá: nun appena che ma danno, vaco fore a debuttá!”.

Indimenticabili “Ninì” Monica Vitti – anche al cinema nell’omonima pellicola del 1970 per la regia di Marcello Fondato –  Angela Luce, Marisa Laurito e Serena Autieri. Questa canzone è stata resa celebre anche della “mossa” (un ampio e sensuale movimento d’anca) che mandava in visibilio il pubblico dei Caffè Concerto.

Michele Sergio

Articolo pubblicato su IL ROMA il 03 giugno 2025

Immagine creata con l’I.A.