Intervista a Daniela Condurro

Intervista a Daniela Condurro
Una chiacchierata con una dei titolari di un brand di grande successo: L’Antica pizzeria da Michele
Oggi intervistiamo Daniela Condurro, una dei titolari dell’’Antica Pizzeria da Michele’. Pizzeria tra le più antiche di Napoli, che si trova nel quartiere di Forcella in via Sersale. Ed è stata fondata nel lontano 1870 dal nonno Michele Condurro (da cui il nome della pizzeria). Daniela, insieme ai suoi familiari, porta avanti la storica pizzeria. Tappa obbligatoria per cittadini, turisti e personalità del mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport in visita nella nostra città. Negli anni i ‘Condurro’ hanno dato vita ad un progetto ambizioso esportando il marchio ‘da Michele’ e la vera pizza napoletana in tutto il mondo. E hanno aperto di decine pizzerie che offrono il prodotto principe della gastronomia napoletana. Nel pieno rispetto della tradizione e della cultura culinaria partenopea.
“Ciao Daniela ci parli di come è iniziata la tua avventura lavorativa?”
“Sono cresciuta in un contesto familiare particolare dove si è sempre respirata aria di pizza. Mio padre Antonio, napoletano doc (originario di Corso Arnaldo Lucci), gestiva insieme al fratello maggiore Salvatore la pizzeria di famiglia ‘da Michele’. Locale a via Sersale nel centro storico di Napoli. Finita la scuola ho lavorato, per alcuni anni, in uno studio di commercialisti. Lavoro completamente differente, ovviamente, ma che, comunque, mi piaceva perché lo sentivo confacente alla mia riservatezza personale.
Dopo molti anni ho deciso di fare la mamma a tempo pieno per crescere i miei due gioielli: Marilia e Luca. Con il ritiro di mio padre dal lavoro per ragioni di anzianità, i figli oramai cresciuti, ho cominciato ad interessarmi all’Azienda di famiglia. Fino ad assumermene, assieme ai miei cugini, la conduzione. Non me lo sarei mai aspettato da me stessa ma sin da subito ho avuto continui contatti con il pubblico con, credo, buoni risultati.”

“ L’Antica Pizzeria da Michele una storia imprenditoriale di grande successo …”
“Tutto è iniziato con il mio bis-nonno Salvatore Condurro che vendeva le pizze da passeggio per strada con la stufarola (come suggerisce il nome una sorta di stufa di metallo per tenere calde le pizze) nei pressi dell’ospedale Cardinale Ascalesi (a Forcella per l’appunto). Il figlio Michele ha continuato l’attività del padre, però, aprendo l’attuale locale a Forcella (da qui il nome del locale). Nonno Michele era una persona che precorreva i tempi: fu uno dei primi pizzaioli a conseguire il Diploma per innovazione degli impasti nel lontano 1933. Nonno Michele ha avuto 13 figli, di cui solo due, lo zio Salvatore e papà Antonio, hanno preso il suo posto. Il mio rammarico e non avere potuto conoscere il nonno venuto a mancare nel 1959 prima che io nascessi.”
“La domanda che tutti si pongono: perché nel punto vendita storico di Napoli vi sono a menù solo due pizze?”
“La ragione di questa scelta risiede nel fatto che la Pizzeria da Michele era a carattere prettamente popolare. Ed offriva le due pizze, Margherita e Marinara, più semplici ed economiche. Anticamente la gente comperava una mezza pizza e la pagava la settimana seguente (pizza oggi a otto). E i clienti tornavano di sicuro a pagare la pizza consumatala settimana prima. Visto che ne acquistavano un’altra, sempre con lo stesso sistema di pagamento. Le abitudini tradizionali erano il taglio della pizza direttamente sui tavoli di marmo e la folla di scugnizzi che mangiavano i cornicioni avanzati. Per tutti questi motivi storici si è deciso di avere solo la Margherita e la Marinara. In realtà oggi a menù abbiamo anche la Marita (metà Margherita e metà Marinara) e la Cosacca (con pomodoro e pecorino).”

“Ma non è un tipo di impostazione un po’anacronistica?”
“Tutt’altro! Basti pensare che la Marinara è una pizza modernissima, adatta all’alimentazione vegana e vegetariana, gli intolleranti al lattosio e ad ogni religione.”
“Che rapporto avevi con tuo padre?”
“Molto bello e rispettoso. Mio padre Antonio era una persona che conosceva bene il lavoro, sia come pizzaiolo, sia come gestore. Ha portato avanti con il fratello Salvatore e i nipoti la pizzeria di famiglia. Era il classico uomo all’antica, contrario ai cambiamenti e alle innovazioni (ad esempio non voleva l’aggiunta sul menù della Marita e della Cosacca né l’apertura di altri punti vendita). Ha sempre dato maggiore importanza al lavoro piuttosto che alle pubbliche relazioni. Fosse stato per lui Julia Roberts non avrebbe girato le scene del film Mangia prega ama. Ricordo che quando Elizabeth Gilbert, la scrittrice del romanzo dal quale poi il film è stato tratto, è venuta ad incontrare papà questi non le ha dato molte attenzioni.”
“Cosa ti piace di più del tuo lavoro?”
“Mi piace osservare come le persone mangiano la pizza. C’è chi mangia solo la parte centrale e lascia il cornicione, chi l’arrotola a mo’ di piadina, chi fa la zuppetta nella salsa con il cornicione stesso. In pochi la mangiano con la forchetta e coltello. Mi ha colpito il fatto che in Giappone molti mangiano la pizza con le bacchette!
Mi piaceva anche il fatto che per tanti anni c’è stata l’usanza per i clienti di condividere il tavolo con altre persone. A molti clienti ciò piaceva, costituendo un modo naturale per socializzare. Con una bella pizza davanti sono nate amicizie, amori e perfino matrimoni ai tavoli della nostra Pizzeria. Dopo il covid però, l’esigenza di rispettare le distanze tra le persone, ha fatto un po’ perdere questa bella consuetudine.”

“Progetti futuri personali?”
“Vorrei avere un po’ più di tempo per me e mio marito Alfonso. Ho sempre lavorato e ho avuto poco tempo per fare altro. Adesso vorrei riprendere la mia vecchia passione per i viaggi. Conoscere luoghi nuovi, culture differenti, usi e abitudini locali. Penso che sia il migliore modo per arricchire le proprie conoscenze. Viaggiare è affascinante e favorisce la crescita personale.”
“Ne fate tante di pizze ma a te piacciono?”
“Chiaro che si! Ultimamente, però, non ne mangio più tante avendo già “molto dato” in passato. Oggi, comunque, preferisco, più di tutte, la margherita bianca (senza pomodoro).”
“Sogno nel cassetto?”
“Visitare tutte le pizzerie della catena ‘da Michele’ per vedere direttamente come si inseriscono le nostre pizzerie nelle realtà di città e paesi diversi e l’impatto che i nostri menù hanno sulle gastronomie locali.”.
“Ti piace il caffè?”
“Si, moltissimo e ne prendo veramente tanti, dai 4 ai 6 al giorno, preferibilmente, però, senza zucchero e schiumati. Li prendo soprattutto durante il lavoro e li bevo con i nostri dipendenti della pizzeria e ce li facciamo recapitare dai bar della zona. Ai miei caffè non saprei proprio rinunciare in alcun modo”
“Ma cos’è per te il caffè?”
“Il caffè come la pizza, è un momento di condivisione, un modo di passare il tempo con una amica piuttosto che un familiare. Sul lavoro è la sveglia, per così dire, iniziale, quando cominciano le giornate e successivamente. Il momento di carica necessaria per poterle continuare. Quando mi reco fuori città, per lavoro o per piacere, la cosa che mi manca di più è proprio il nostro buon caffè napoletano.
Michele Sergio
Articolo pubblicato su L’Espresso napoletano nel mese di maggio 2025
Le foto sono di Daniela Condurro
005 da sinistra verso destra Marilia (figlia di Daniela), Antonio Condurro (il padre) e Daniela Condurro