Antonio Sergio ci racconta tre simpatici aneddoti natalizi del Gambrinus

Antonio Sergio ci racconta tre simpatici aneddoti natalizi del Gambrinus
Tema della rivista questo mese è “il Natale popolare”. Cartina al tornasole degli stati d’animo dei napoletani, vero e proprio termometro degli umori partenopei, il Gambrinus è lo specchio fedele di quell’enorme caleidoscopio che è Napoli, città di tanti colori e rumori contrastanti, di leggende e storie, di infiniti aneddoti.
Chi, allora, meglio di mio zio Antonio Sergio che, insieme a mio padre Arturo, gestisce lo Storico Caffè da quasi cinquant’anni, potrebbe raccontare gli aneddoti del Natale napoletano? Di qui la presente intervista che ci auguriamo possa costituire buon auspicio di un Natale “normale” per quest’anno tristemente indimenticabile.
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D) Buongiorno zio, mi fa piacere che hai accettato l’intervista. Anche perché sei tra i più conosciuti imprenditori della nostra città.
- R) Si, è vero. Del resto sono “figlio d’arte”. Mia madre mi raccontava spesso che quando ero bambino, dovendo occuparsi della cassa del Bar Tourist a Santa Lucia (gestito con mio padre Michele Sergio, all’epoca non avevamo ancora rilevato il Gambrinus), mi sistemava su di una mensola del banco pasticceria. Ho respirato l’aria dei bar fin da piccolo, da sempre. Terminati gli studi superiori avevo pensato di lavorare in banca.. Mio papà, però, mi sollecitò a lavorare con lui al Gambrinus nel frattempo da lui rilevato. All’epoca, metà anni ’70, era costituito da due soli ambienti ma il sogno di riportare lo storico Caffè ai fasti di un tempo, a recuperarne saloni e prestigio, mi convinse ad affiancare i miei genitori nell’ardua impresa.
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D) Veniamo agli aneddoti natalizi al Gambrinus …
- R) Andrea Bocelli nel periodo natalizio era solito incidere alcune canzoni per il suo disco natalizio. Qualche anno fa, nel 2013, il Maestro decise di inserire nel nuovo cd in preparazione ben sei canzoni in lingua napoletana. Fu così che pensò di farsi ospitare per le registrazioni al Gambrinus. Mio fratello Arturo ed io felicissimi, dovemmo, però far notare al Maestro che il pianoforte era “scordato” come ci era stato riferito. Bocelli ci disse di non preoccuparci e lo suonò in maniera (ovviamente) magistrale, accompagnando il suo canto unico e, ne vado fiero, dedicando ai noi due fratelli, lì presenti la mitica ‘A vucchella scritta per scommessa su di un tavolino del nostro Caffè. Terminata la registrazione il Tenore ci disse che il piano non era affatto scordato ma, probabilmente, erano quelli che si cimentavano con i suoi tasti che non sapevano suonare!
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D) Hai qualche altro ricordo del Natale in queste storiche sale?
- R) Forse il più bel ricordo personale risale alle festività natalizie 2001/2002 quando, come di consueto, il primo giorno dell’anno, il Presidente della Repubblica ci onorò della sua visita. Entrava in vigore l’euro ed il compianto Carlo Azeglio Ciampi, recatosi alla cassa dopo avere bevuto il caffè insieme alla moglie, chiese di pagare due caffè utilizzando la nuova moneta. Dissi alla cassiera di rifiutare di ricevere il pagamento per i due illustri Ospiti ma il Presidente insistette per pagare, anche per il piacere, affermò, di spendere le prime monete in euro. Capii il valore simbolico del momento accettai il pagamento con le due monete che, da allora, sono esposte al Gambrinus.

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D) Un ultimo aneddoto?
- R) Ogni Natale organizziamo un Galà con amici e clienti per scambiarci gli auguri. Ogni anno ospitiamo un artista diverso e dai generi più disparati. Il tenore Pasquale Esposito, la pianista coreana Sue Kyong Song, cori gospel e zampognari. Chiunque ci venga a porgere l’augurio in note l’atmosfera è, però, sempre la stessa. Serenità, commozione e fiducia, non cambiano dinanzi al nostro presepe artistico. Con i pastori di San Gregorio Armeno e al grande albero di Natale.
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D) Zio come sarà il Natale 2020?
- R) Questo Natale si prevede non di certo allegro. Io non ricordo nessun Natale tanto Forse nemmeno quello del sisma del 1980 lo fu. Sarà un dicembre senza mercatini, senza il festoso afflusso nei negozi. Peccato, tutti i sacrifici fatti dagli italiani durante il lockdown sono stati probabilmente resi vani nei mesi estivi. Non dobbiamo demordere però! Noi napoletani siamo come la chimera, rinasciamo ogni volta dalla cenere superando le avversità. Resilienti per antonomasia, ci metteremo con orgoglio alle spalle anche questa maledetta pandemia.

Michele Sergio
Articolo pubblicato su L’Espresso napoletano nel mese di dicembre 2020
Nella foto di copertina Arturo e Antonio Sergio omaggiano un set di porcellana Gambrinus al Maestro Pasquale Esposito