Calcio e caffè

Calcio e caffè un connubio tutto italiano di grande successo
Da nord al sud della penisola da più di un secolo il caffè accompagna i tifosi allo stadio. Sta nelle case (seguendo le partite alla radio a alla tv). Ma anche nei bar, principali luoghi aggregazione dove parlare di sport.
Nei bar di tutta Italia, infatti, ci si ritrova per bere insieme l’amata tazzina. Ma anche per commentare le partite della domenica. È una abitudine, un rito, un nostro modo di fare. Molti bar, gestiti da tifosi, sono addirittura diventati veri e propri punti di ritrovo per le tifoserie calcistiche.
Esemplare è il film “Il tifoso, l’arbitro e il calciatore” del 1982 regia di Pingitore. In questo il film il protagonista, lo sfortunato Amedeo (Pippo Franco), deve fingersi contemporaneamente tifoso romanista – per non fare dispiacere il padre Sor Memmo, gestore del Bar Forza Lupi e sfegatato Ultras giallo rosso (Mario Carotenuto) – e tifoso della Lazio per il suocero (e suo datore di lavoro) il commendatore Pecorazzi grande tifoso bianco celeste (Gigi Reder).
È, proprio, nel bar che si svolgono le scene più esilaranti e divertenti. Infatti nel “covo” romanista viene un tifoso laziale (il cui vero scopo non è quello di prendere il caffè ma piuttosto di litigare con gli odiati cugini romanisti). Quando quest’ultimo chiede un espresso questo gli viene servito in una tazzina dai colori giallo-rossi. Infastidito, quasi disgustato, il tifoso laziale rifiuta di “baciare” la tazzina con i colori della Roma. Chiede, quindi, un cestino per buttare il caffè non gradito. Con sua grande sorpresa e ilarità degli altri clienti presenti svuota la tazzina, a sua insaputa, in un cestino marchiato Lazio. Questa gag di pochi minuti, spiega meglio di mille discorsi come è profondo e radicato il rapporto che lega calcio e caffè.
Nessuna città, però, d’Italia come Napoli ha un legame così forte tra calcio e caffè.
Il caffè, infatti, da decenni accompagna i napoletani durante le partite. È ancora molto radicata l’usanza in numerose famiglie campane di riunirsi la domenica per vedere insieme il Napoli. È una tradizione che sfida il tempo. Negli anni ’50 e ’60, ai tempi di Altafini e Sivori il caffè che accompagnava i napoletani era quello preparato con la cuccuma. Negli anni ’80 durante l’epoca d’oro di Maradona, Aleamo e Careca, il caffè era, invece, era con la moka. Oggi al tempo di Sky e Dazn, di Mertenz, Insegne e Koulibaly il caffè è quello preparato con la macchinetta per cialde e capsule. Cambiano le tecnologie di preparazione del caffè, cambiano i campioni ma resta il caffè.. Il caffè come momento di condivisione che unisce ancora di più i tifosi.
Piccola curiosità. C’è un bar a Napoli che conserva in un altarino a mo’ di reliquia un capello. Appartenuto nientedimeno che a Diego Armando Maradona. Da anni meta per molti turisti. Dopo la scomparsa del campione argentino, è diventato vero e proprio luogo di pellegrinaggio calcistico.
Per tutti questi motivi siamo sicuri che il connubio calcio caffè sia a Napoli che in Italia durerà ancora per molti anni.
Michele Sergio
Articolo pubblicato su Il Roma il 26 settembre 2021