I napoletani sono pronti a tutelare il loro caffè a patrimonio Unesco?

I napoletani sono pronti a tutelare il loro caffè a patrimonio Unesco?
Non ci stancheremo mai d’evidenziarlo. Il caffè a Napoli, per il popolo partenopeo, non è una semplice bevanda ma è, anche e soprattutto, momento per socializzare, d’aggregazione, d’invito e scambio. Bere il caffè all’ombra del Vesuvio è culto e fatto culturale. Così è arrivato a costituire, dopo secoli, elemento d’identità del nostro popolo, peculiarità distintiva del napoletano.
La nostra tazzuella ed i caffè bevuti nelle altri parti del globo, distano in maniera siderale. Storia, ricette, costumi e consumi nostrani non hanno riscontro, da nessuna parte e hanno reso unico il nostro caffè. Che, dunque e soprattutto nell’attuale contesto storico, si rende necessario tutelare. Globalizzazione ed ingresso di corporations straniere nel mercato e nel territorio italiano, costituiscono temibili minacce per l’antichissima tradizione del caffè napoletano. A mente, poi, dei non pochi detrattori che, per interessi locali ed economici, tentano di non riconoscere l’identità unica ed autonoma del caffè napoletano, arrivando a negarne la dignità storica e sociale, appare veramente non più procrastinabile attivarsi a sua difesa e protezione.
L’iter per la candidatura
Per questo si è deciso di intraprendere l’iter di protezione internazionale per iscrivere la cultura del caffè napoletano nella lista dei beni immateriali protetti dall’Unesco. In primis con la raccolta di centinaia di migliaia di firme, la necessaria sottoscrizione a sostegno dell’iniziativa. Proprio in questi giorni, poi, si è fatto un altro importante passo in avanti verso l’ambito riconoscimento. La Giunta regionale della Campania ha trasmesso alla Commissione italiana per l’Unesco il dossier di candidatura “La cultura del caffè espresso napoletano” firmato dal Governatore Dott. Vincenzo De Luca.
Ma a chi spetta difendere la cultura del caffè napoletano? Oltre alle istituzioni, agli Istituti di ricerca e alle Università che stanno certamente avendo un ruolo importante nella promozione di tale bene, è la comunità napoletana che ne è la principale custode, che ne tramanda la tradizione attraverso la pratica quotidiana dei piccoli e grandi riti, mantenendone vivo il patrimonio culturale. La comunità, inoltre, ha l’onere e l’onore di collaborare attivamente a tutti i livelli del processo di candidatura sino all’effettivo riconoscimento.
Le comunità del caffè
La comunità del caffè napoletano si compone di grandi e piccole realtà. Ma anche di tante persone che tutti i giorni praticano il rito del caffè. Questi seguono le antiche regole e continuando a ripetere gesti, procedure che poi sono diventati dei cardini della nostra cultura come il “galateo del caffè” o il “caffè sospeso”.
Per anni queste pratiche venivano solo ripetute inconsapevolmente dai napoletani. Oggi, invece, gli addetti del settore hanno capito l’importanza di “cristallizzare” tale patrimonio. Così mettendo per iscritto la grande tradizione e cultura dell’oro nero di Napoli. E adottando strumenti per tramandarlo.
Il futuro
Sta nascendo, poi, una vera e propria rete che lega gli amanti del caffè. La finalità è di mettere insieme competenze e conoscenze per creare ciò che nella nostra città è sempre mancato. Scuole di formazioni, un museo, un disciplinare di coltivazione e produzione. Fino ad arrivare a progetti più ambiziosi come l’università del caffè e il Napoli coffee festival.
Sembra incredibile ma nella città del caffè tutte queste iniziative non sono state mai intraprese. Negli ultimi anni, però, grazie al contributo di tantissimi appassionati di caffè, di baristi, di titolari di caffetterie, di titolari e di dipendenti di torrefazioni, di membri di associazioni, di giornalisti e di autori di riviste e giornali, stiamo riuscendo veramente a compiere quelle attività. Attività che porteranno la nostra città a essere, ancora e per sempre, la città del caffè.
Michele Sergio
Articolo pubblicato su IL ROMA il 21 Luglio 2020