Il caffè del Brigadiere

Il caffè del Brigadiere

Intervista ad Antonio Milo, il Brigadiere Maione della Fiction “Il Commissario Ricciardi”

Chiudiamo questa interessantissima serie di interviste incentrate sui principali protagonisti della fiction “Il Commissario Ricciardi” con la ciliegina sulla torta. L’intervista ad Antonio Milo che ha interpretato il ruolo del brigadiere Raffaele Maione.

D) Anzitutto grazie per avere accettato l’intervista per L’Espresso napoletano. Dopo averla vista in televisione siamo tutti curiosi di sapere qualcosa in più sulla sua vita e i suoi esordi lavorativi.

R) Ho iniziato a 16 anni per caso sul palcoscenico del mio istituto scolastico. Poi ho fondato un’associazione con un mio amico e ho vinto una borsa di studio che mi ha consentito di frequentare la scuola di recitazione di Napoli a cura del direttore artistico Ernesto Calindi attore di teatro e film importanti e ricordato da tutti per la pubblicità del Cynar. Il mio lavoro è la mia più grande passione. È una fortuna scoprire che la cosa che ti piace di più è il tuo lavoro.

 

Sul set de Il Commissario Ricciardi
Sul set de Il Commissario Ricciardi

D) Qual è stato il tuo più grande successo professionale?

R) A me piace pensare che la vita è costellata di tanti eventi (anche piccoli) che ripetutamente confermano la bravura ed il talento. Cito alcuni aneddoti. La mia prima soddisfazione professionale fu quando giovanissimo feci un provino per il regista Armando Pugliese alla presenza anche di Lina Sastri che si complimentò con me. Quella stessa sera non riuscì a prendere sonno. Ero emozionato ma anche consapevole che avevo speranza di diventare un bravo attore.
Ricordo anche con molto piacere l’esperienza della serie tv Cefalonia di Riccardo Milano e i tre anni di tournee con Silvio Orlando e Rocco Papaleo.

 

D) Il Commissario Riccardi. Un grande successo di pubblico e critica. Ai nostri lettori interesserebbe sapere il rapporto che lega Antonio Milo con il brigadiere Raffaele Maione.


R) Premetto che sono contentissimo di avere partecipato a questa fiction. Già conoscevo i personaggi come lettore dei romanzi di Maurizio de Giovanni e poi un giorno mi sono trovato sul set a vivere questa storia. Un’emozione molto forte anche perché gli spettatori hanno voluto molto bene al mio personaggio. Maione è napoletano come me. Oltre al fisico e al carattere ci sono anche i valori che ci avvicinano: l’amicizia, il lavoro, la famiglia, il rispetto delle regole e l’onestà. Quello che ci separa però è il contesto storico (lui vive negli anni ’30) e il lavoro: io il poliziotto non lo farei mai. Per questo posso concludere che solo un 50% mi assomiglia. Per l’altra metà sono dovuto andare incontro al personaggio.

Sul set de Il Commissario Ricciardi
Sul set de Il Commissario Ricciardi

D) Posso dire che forse Maione è un personaggio più forte rispetto a Ricciardi?

R) No. Credo che i due personaggi si completino. Sono due fette della stessa mela. Non è un caso che stanno insieme. Ricciardi è la persona che si trova sulla linea di confine tra la vita e la morte. È lontano dalla vita e dai sentimenti. Maione invece è più terreno. Il direttore della fotografia non a caso ha scelto due illuminazioni diverse: una per l’uomo che appartiene al limbo e l’altra per l’uomo che appartiene alla terra. La caratteristica in comune dei personaggi di de Giovanni è l’empatia. Forse Maione è quello che ha più forza emotiva. Ma in fondo è facile per uno spettatore empatizzare con Maione. È un personaggio positivo capace anche di superare il lutto del figlio.

D) Adesso veniamo al momento più interessante e divertente della nostra intervista: cosa è il caffè per Antonio Milo?

R) È una bevanda imprescindibile. La giornata non può iniziare se non c’è il rumore del coperchio della moka. È un rito mattutino. Mi piace svegliarmi con l’aroma che si diffonde per casa. Quando per lavoro non sto a casa la prima tappa è sempre quella del caffè. Ne bevo anche 2-3 al giorno. Prima anche 7 al giorno! Al di là del piacere è anche un momento di condivisione. A Napoli si dice “pigliammoc’ ‘o cafè”. È un invito che si fa ma non tanto per il caffè ma per incontrarsi.
Amo compiere i piccoli gesti: riempire la caldaia con l’acqua, aprire la busta di caffè, versare il macinato nel filtro. È bello godersi i momenti di piacere come quello di preparare il caffè. Quindi praticare i riti è un esercizio importante come fare i mandala orientali. È importante vivere il momento.

D) Come lo preferisce il caffè?

R) Io lo prendo con zucchero di canna grezzo. Mi piace dolce perché è un momento di coccole, di relax. Preferibilmente accompagnato da due biscottini. A volte pensando al mio grande amore per il caffè penso che potrei essere un testimonial perfetto per un marchio. Non si sa mai … la vita riserva sempre sorprese!

 

Michele Sergio

Articolo pubblicato su L’Espresso napoletano nel mese di maggio 2021