Il caffè e la mamma

Il caffè e la mamma
Chi vive all’ombra del Vesuvio comincia la giornata con l’immancabile tazzulella ‘e cafè. È la mamma che, quasi sempre, prima a destarsi, prepara, con sapienti mani il primo caffè della giornata, rinnovando, giorno dopo giorno, un rituale antico, fatto di gesti, fasi successive e piccoli segreti tramandati di generazione in generazione. Il borbottare del caffè che fuoriesce dai forellini della colonnina della moka. L’aroma che si spande per le stanze della casa. Piccole cose che costituiscono la proverbiale sveglia gli altri componenti della famiglia. Richiamati dall’inequivocabile segnale olfattivo, mariti e figli si recano in cucina per bere il loro caffè e consumare la prima colazione.
La moka a centro tavola, contornata da latte e biscotti, è la regina incontrastata della tavola del breakfast napoletano. Miele, marmellata, cioccolata, cornetti, cereali, altri dolci, costituiscono non necessari elementi aggiuntivi. Cciò che, invece, non deve e non può mancare al risveglio del napoletano è la tazzina di caffè bollente. Preparata dall’angelo del focolare, a maggior ragione se alla colazione casalinga prende parte un ospite. Affermare il dominio assoluto del caffè su ogni altro alimento è vero e proprio elemento di identificazione culturale partenopeo. E massimo segno distintivo dell’ospitalità napoletana!
La figura della mamma in “Benvenuti al sud”
Esemplare è la scena del film “Benvenuti al sud” (del 2010, regista Luca Miniero, protagonisti i bravi Claudio Bisio e Alessandro Siani) dove a colazione il milanese Alberto (Bisio) chiede un tè al napoletano Mattia (Siani), nella cui abitazione familiare è ospite. La madre di Mattia, ascoltato l’originale desiderio di Alberto, tra l’incredulo e l’indignato, reagisce lapidariamente e in dialetto: “ca ha da fà cu stu tè, ma che ten’ e mal e panz?”.
In un crescendo di preliminari affermazioni dei costumi e delle tradizioni napoletane – “necessità” di sorbire il caffè, risoluzione del problema del “lei” (Alberto si rivolge alla madre di Mattia dandole del Lei ma costei non capisce con chi stia parlando perché abituata al più nostrano “voi”), rispetto assoluto dei posti a tavola (quello dell’ospite è prestabilito mai questi potendo prendere quello del figlio), la capofamiglia porta a tavola la “colazione” mattutina. Un delirio di mozzarelle, salsicce, friarielli, zabaglione, parmigiana di melenzane. E, soprattutto, una mokona di caffè!
La figura della mamma in Natale in Casa Cupiello
Nell’opera forse più celebre del grande Eduardo De Filippo, Natale in Casa Cupiello, si comincia nel primo atto con Concetta, la moglie di Luca Cupiello (una grande Pupella Maggio), che cerca di accelerare le operazioni di risveglio del coniuge portandogli a letto l’immancabile tazzina di caffè. Non sarà una giornata fausta per Luca vistone l’inizio con la scarsa bontà del caffè di Concetta imbevibile per il marito, dall’odore e dal sapore repellente (“fet’ ‘e scarrafone”, puzza di scarafaggio!). C’è un passaggio nel dialogo tra i coniugi Cupiello dal quale si evince l’amore che i napoletani nutrono per il caffè. Luca rivolgendosi alla moglie le dice “con il caffè non si risparmia”. Il che vuole dire il napoletano può per necessità economizzare con tutto tranne che con il caffè. Caffè che deve essere sempre buono, di qualità!
Il caffè a Napoli è, dunque, segnale d’appartenenza culturale. Offerto agli ospiti, anche nel corso della giornata, irrinunciabile dimostrazione di gentilezza e familiarità. Quando a prepararlo è la Mamma diventa, però, vero e proprio gesto d’amore. Non solo verso gli affetti più intimi ma, anche, verso il prossimo.
Buona festa a tutte le Mamme del mondo.
Michele Sergio
Articolo pubblicato su L’Espresso napoletano nel mese di maggio 2019