Intervista a Salvatore Iodice

Intervista a Salvatore Iodice
Arte e caffè
Nel dossier di candidatura a patrimonio immateriale Unesco si legge: “il caffè è un elemento caratterizzate del popolo napoletano”. Nulla di più vero! L’oro nero di Napoli non solo costituisce fattore d’aggregazione e socialità per noi napoletani ma ha, anche, fonte di ispirazione per poeti, scrittori, cantanti, attori ed esponenti delle arti figurative. Oggi intervistiamo proprio un artista napoletano, Salvatore Iodice che negli anni ha saputo realizzare importanti progetti.
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D) Partiamo dagli inizi Salvatore che per te, mi dicevi, non sono stati tra i più facili …
- R) Direi proprio di no. Sono uno scugnizzo napoletano del 1975. Il mio primo lavoro è stato come fabbricatore di borse. Forse non tutti lo sanno ma la scuola napoletana di pelletteria è tra le più antiche e prestigiose al mondo. Dai 19 ai 29 anni ho, purtroppo, avuto problemi di droga e, conseguentemente, con la giustizia.

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D) Ti senti di raccontare questo difficile periodo della tua vita?
- R) Tutto cominciò quando iniziai a frequentare nei quartieri spagnoli un gruppo di amici che facevano uso di droghe. Dallo spinello all’eroina per me il passo fu breve. L’eroina è stata la mia rovina. Capita sempre così: un giorno stai male, non hai soldi per comprare la droga, non vai a lavoro ma vai a rapinare. Ti va bene una volta e ti sembra facile, così continui fino a quando non incappi nella Giustizia. Era il 30 agosto 2003 quando il mio arresto fu convalidato.
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D) Come fu il periodo nelle carceri?
- R) I primi giorni furono duri perché avevo un desiderio incontrollabile di droga. Questa dipendenza durò fino a quando un giorno decisi di non drogarmi più. Il carcere è un posto non proprio felice. Io stavo al Padiglione Salerno a Poggioreale, stanza 17, con cinque compagni di cella tutti rapinatori. Decisi di iscrivermi ad un corso scolastico per conseguire la licenza media. Passavo la giornata a scrivere e a coltivare il desiderio di disegnare. Partecipai anche ad uno dei concorsi di poesia. Fu una bella esperienza anche perché fui segnalato con una nota di merito per i miei lavori.

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D) Di cosa ti occupi oggi?
- R) Ho una falegnameria nei quartieri spagnoli. Oltre ad essere un luogo di lavoro è divenuto un punto di ritrovo per molti ragazzi. È un vero e proprio laboratorio dove insegno il mestiere di falegname, fra gioco e arte. Tra i miei lavori che sembrano essere maggiormente apprezzati vi è la linea di opere su tela (20 x 30) che hanno come soggetto il Vesuvio; le dipingo con la posa del caffè mischiata alla colla vinicola così da renderla spalmabile sulla tela. Per gli sfondi utilizzo, invece, i secchi di pittura scaduta abbandonati. È una pittura ecologista, fondata sul recupero e riutilizzo di materiali di risulta. Anche per questo credo sia apprezzata. Sono fiero d’essere arrivato alla 29^ serie da 30 pezzi in poco più di otto anni.
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D) Hai altri progetti?
- R) Si, tanti. Ho scritto un libro dal titolo “Quartieri ribelli”, pubblicato con la Stamperia di Piazza Dante nel 2019. Sono giunto alla 2^ edizione del Premio Miniera, una manifestazione che intende rievocare la storia dei quartieri popolari e a non far scomparire le botteghe artigiane.
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D) Forza di volontà, capacità di reinventarti, progettualità: un mix di sicuro successo. Complimenti di cuore Salvatore! Torniamo al caffè, ne bevi e cosa rappresenta per te la nostra bevanda regina?
- R) Ne bevo meno di quelli che vorrei bere causa la mia dannata gastrite! A costo d’essere retorico, continuo convintamente ad affermare e credere che se non offri il caffè ad un ospite non gli mostri che è il benvenuto. Per me e, penso, la maggioranza dei napoletani il caffè non è solo una semplice bevanda ma rappresenta l’accoglienza ed il modo di vivere.
Michele Sergio
Articolo pubblicato su L’Espresso napoletano nel mese di ottobre 2020
Crediti foto: Salvatore Iodice