INTERVISTA AL PROFESSORE VEROLINO LUIGI

INTERVISTA AL PROFESSORE VEROLINO LUIGI

Seduti ai tavolini del Gran Caffè Gambrinus siamo in compagnia del professor Luigi Verolino, docente di Elettrotecnica alla facoltà di Ingegneria della Federico II di Napoli. Quest’anno la storica Università partenopea, fucina di idee e del pensiero di tantissimi illustri personaggi di fama nazionale ed internazionale, compie 800 anni. Riteniamo interessante ascoltare chi l’ha vissuta per tanti anni e la vive ancora, insegnando con passione ed impegno e, ci sia consentito dirlo, anche con molta simpatia.

La Federico II è senza dubbio un’università prestigiosa. Immagino da docente sia orgoglioso di appartenervi. Come è iniziato il suo percorso lavorativo in questo ateneo?

Iniziamo con il dire che sono orgogliosissimo di fare parte di una delle più antiche Università di Italia ed Europa e ciò vuol dire del mondo. Quando penso, poi, che la prima facoltà di Ingegneria in Italia fu fondata proprio a Napoli nel 1805 per volontà di Murat, che aveva bisogno di formare ingegneri per finalità militari, posso dire che il mio orgoglio è davvero smisurato. Il mio percorso inizia circa 50 anni fa quando sono partito come studente; poi ho fatto 4 anni di dottorato presso il CERN di Ginevra; infine ho vinto il concorso alla Federico II. Sono circa 37 anni che insegno. Tra le mansioni ricoperte spero sia stata utile quella di responsabile dell’orientamento degli studenti. Fu, infatti, una esperienza molto bella e gratificante. Credo sia importante aiutare giovani a capire quale percorso di studi intraprendere.

Che idea si è fatto di Federico II, passato alla storia con l’appellativo “stupor mundi”?

Credo che il fondatore della nostra Università, non era solo un uomo illuminato e sapiente ma anche avanti, non secoli, ma millenni rispetto ai suoi contemporanei. Non a caso, sul timpano della storica sede al corso Umberto, sotto la raffigurazione dell’atto di fondazione dell’Università da parte di Federico II c’è la scritta “Ad scientiarum haustum et seminarium doctrinarum” (n.d.r. traducibile anche “alla fonte della scienze ed ai germogli delle dottrine”). Un uomo che ha sempre creduto nella cultura e nella formazione come mezzo per aiutare gli altri, elevare gli animi e far progredire la società.

timpano Federico II
Timpano Edificio Storico Università Federico II

A parte i corsi e le materie di studio, ai suoi studenti che tipo di consigli dà per fare sì che siano formati al meglio e possano affrontare le sfide del mondo del lavoro?

Il futuro ingegnere è un professionista che va nel mondo e risolve i problemi. Ho visto, infatti, tante volte che con l’arrivo di un bravo ingegnere le aziende rifioriscono. Primo consiglio, che mi permetto di dare, è quello di leggere e studiare per tutta la vita. E qui cito Cicerone: “Memoria minuitur, nisi eam exerceas” ovvero “alleniamo la memoria, altrimenti verrà meno”. Secondo consiglio, invece, è maturato dopo tanti anni di insegnamento: più che imparare i concetti e le nozioni impara il modo che ha il professore ad impostare il pensiero. La forma mentis, infatti, è fondamentale per chi vuole intraprendere questo tipo di percorso.

Qual è l’insegnamento più importante che un docente può trasmettere ai suoi discenti?

Il sapere pensare e risolvere i problemi degli altri. Il valore formativo degli studi della Federico II, infatti, risiede nel sapere creare una struttura di pensiero tecnico-scientifico che trascende dalle nozioni e dai concetti.  I grandi scienziati hanno sempre affrontato le scoperte e le invenzioni con humanitas, sbagliando e riprovando, fino ad arrivare alla metà. Insomma un bravo insegnante dovrebbe trasferire il fuoco della conoscenza e non conservare le ceneri. Un buon professore deve anche avere l’humanitas.

studenti e professore
Il Professore con gli studenti

Pensa che l’intelligenza artificiale sia utile se ben adoperata? Che incidenza ha (se ritiene la abbia) nella sua quotidianità di docente?

Per tanti anni abbiamo cercato l’intelligenza extra-terrestre e non abbiamo trovato niente in questo inutile spreco di spazio. Oggi invece si parla tanto di intelligenza artificiale. Io penso che l’uomo non sarà mai sostituito dalle macchine. Certo l’I.A. e la robotica sono più veloci, più capaci e più performanti ma non più intelligente dell’essere umano. Ricordatevi che l’uomo ha la capacità di guardare verso l’infinito. Cosa che non è possibile per una macchina che resta confinata nei suoi limiti (n.d.r. e qui il professore recita alcuni passi della poesia di Giacomo Leopardi “Alla luna”). Un esempio? Il poeta Leopardi, riesce con grande maestria e naturalezza passare dalla poesia alla filosofia. Questa è la forza del pensiero umano. Non credo che il computer saprà mai scrivere un pensiero così bello e così profondo. Certo non si può pensare di fermare il progresso ma questa nuova tecnologia, ovviamente, va controllata.

Cosa è per lei il caffè?

Tutti pensano al caffè come bevanda. Io penso che il caffè sia un incontro con i propri pensieri, con i propri sentimenti. Per questo motivo mi piace dividere il mondo degli amanti del caffè in due distinte categorie. I caffettieri quelli che lo prendono sempre seduti, con calma, per fare pace con sè stessi. I caffettisti quelli, invece, che lo prendono velocemente senza poesia.

Come preferisce prendere il caffè?

Il caffè lo preferisco lungo e lo bevo lentamente. È un modo per incontrare i miei sentimenti.

 

Articolo pubblicato su L’Espresso Napoletano nel mese di giugno 2024