Professore Antonio Giordano un italiano alla guida dello Sbarro Institute

Professor Antonio Giordano e il caffè

Dall’impatto dei fattori ambientali sull’insorgenza delle malattie all’importanza della prevenzione, dal brevetto di nuove molecole anticancro all’impegno sociale. Questo e altro nell’attività del professor Giordano

Oggi abbiamo il piacere di farci una chiacchierata con il prof. Antonio Giordano, eccellenza scientifica nel campo medico e oncologico di fama internazionale nonché vanto della nostra città che rappresenta, anche con attenzione al sociale in maniera egregia.

  • “Come ha iniziato la sua carriera e cosa l’ha spinta ad intraprenderla?”

“Mio padre, il professor Giovan Giacomo Giordano, è stata una figura fondamentale nel mio percorso. Da lui ho ereditato non solo la passione per l’anatomia patologica, ma soprattutto il senso della “salute giusta”. Quella che porta alla verità e alla giustizia, anche quando è scomoda. È stato uno dei pionieri nello studio degli effetti dell’inquinamento sulla salute umana, in particolare attraverso le sue ricerche sull’amianto. Il suo impegno mi ha ispirato sin da giovane, ed è così che ho deciso di dedicare la mia carriera allo studio dei tumori, incluso il mesotelioma e alla denuncia dell’inquinamento ambientale. Ho portato avanti con determinazione il lavoro cominciato da lui, concentrandomi in particolare sulla Terra dei Fuochi, una delle ferite ambientali più gravi del nostro Paese e della mia terra di origine.”

  • “Attualmente di cosa si occupa e quale incarico ha?”

“Attualmente ricopro il ruolo di Presidente dello Sbarro Health Research Organization (SHRO), sia negli Stati Uniti che in Italia. Sono anche professore di biotecnologie mediche all’Università di Siena e rappresentante del Ministero della Salute per tematiche legate all’ambiente e alla salute pubblica.

La mia attività di ricerca si concentra principalmente sullo studio del cancro e delle malattie croniche, ma ciò che da sempre guida il mio lavoro è una visione globale della salute. Oggi questa impostazione è finalmente riconosciuta e definita con il termine “One Health”: la salute dell’essere umano è strettamente legata a quella dell’ambiente e degli animali. Per questo i miei studi mettono in relazione l’inquinamento ambientale con l’incidenza di malattie oncologiche e degenerative, nella convinzione che solo affrontando la salute in modo integrato possiamo garantire un futuro sostenibile alle prossime generazioni.”

  • “Su quali progetti scientifici e/o ricerche innovative ha lavorato e oggi sta lavorando?”

“Sono impegnato in diversi progetti scientifici innovativi. In particolare, mi occupo dello sviluppo di terapie personalizzate e di precisione per il trattamento dei tumori, con l’obiettivo di offrire cure sempre più mirate ed efficaci ai pazienti. Parte del mio lavoro consiste anche nel brevettare nuove molecole anticancro, frutto della ricerca traslazionale tra laboratorio e clinica. Un’altra area centrale della mia attività riguarda lo studio degli effetti dell’inquinamento ambientale sulla salute umana. Analizzo come i fattori ambientali possano alterare i meccanismi cellulari e genetici, contribuendo all’insorgenza di patologie oncologiche e croniche. Questo tipo di ricerca ha anche un valore sociale e civile: mira a sensibilizzare le Istituzioni e le comunità sull’urgenza di intervenire per proteggere la salute pubblica e l’ambiente.”

  • “Come viene percepita la sanità italiana negli Stati Uniti d’America?”

“Negli Stati Uniti d’America la sanità italiana è generalmente percepita con rispetto per la qualità della formazione medica e la competenza dei professionisti, molti dei quali sono apprezzati anche a livello internazionale. Tuttavia, l’Italia viene anche percepita come un Paese, spesso penalizzato da problemi strutturali, burocratici, caratterizzato da disparità territoriali. È importante che l’Italia continui a difendere il suo modello di sanità pubblica. Lo deve potenziare e innovare, rappresentando un patrimonio fondamentale per la salute dei cittadini.”

  • “Per quanto concerne la questione “inquinamento italiano” (terra dei fuochi/smaltimenti illegali di rifiuti tossici ecc) sappiamo del Suo impegno in materia, anche dal punto di vista scientifico; qual è la percezione che del problema si ha negli States? Come possiamo sperare di dare una svolta risolutiva allo stesso?”

“L’inquinamento ambientale è un problema mondiale e la Terra dei Fuochi si può trovare ovunque. Dal punto di vista scientifico, da anni, conduco studi che dimostrano la correlazione tra esposizione a sostanze tossiche e aumento di patologie oncologiche, come il mesotelioma. Questo impegno ha anche una valenza sociale. Attraverso i dati cerchiamo di dare voce alle popolazioni colpite, per sollecitare interventi reali e tempestivi da parte delle Istituzioni. Per una svolta risolutiva, è necessario un cambio di paradigma. Serve un approccio integrato. Più controlli ambientali, maggiore trasparenza nelle bonifiche, educazione ambientale nelle scuole. Ma soprattutto, una volontà politica forte, capace di porre la salute pubblica al centro delle sue priorità. La scienza può guidare questo processo, ma senza il coinvolgimento attivo di cittadini, Enti locali e Governo, sarà difficile ottenere risultati concreti e duraturi.”

  • “Parliamo di prevenzione … e la dieta mediterranea?”

“La prevenzione è la prima, vera arma che abbiamo contro molte malattie. Per questo che da anni promuovo una visione integrata della salute, in cui l’ambiente, lo stile di vita e l’alimentazione giocano un ruolo cruciale. In questo contesto, la dieta mediterranea rappresenta un pilastro fondamentale. Non è solo un modello nutrizionale, ma un vero e proprio patrimonio culturale e scientifico, riconosciuto anche dall’UNESCO. Nel mio lavoro di ricerca, sostengo con forza l’importanza della prevenzione attraverso scelte alimentari consapevoli. Porto avanti studi che mirano a valutare scientificamente l’impatto della dieta sul rischio oncologico. Diffondere la cultura della prevenzione significa investire nel futuro, migliorare la qualità della vita e ridurre anche i costi sociali ed economici della malattia.”

  • “Un consiglio ai giovani che vogliono intraprendere la carriera di medico e di ricercatori?”

“Ai giovani che desiderano intraprendere la carriera di medico o ricercatore, consiglio prima di tutto di credere profondamente nella missione che stanno scegliendo. Serve passione, tempo, dedizione, e spesso anche la forza di andare controcorrente. Ma ogni scoperta ripaga pienamente di ogni sforzo. Un altro consiglio è quello di mantenere sempre uno sguardo etico e umano sul proprio operato. Infine, non dimenticate mai il valore della curiosità e dell’umiltà: sono le due forze che alimentano ogni vera scoperta.”

  • “Lei beve caffè? E come lo gradisce? Cosa è per Lei il caffè?”

“Preferisco non dare una risposta banale a questa domanda, perché per me il caffè non è semplicemente una bevanda. Bevo solo caffè napoletano e non è una questione di gusto, ma quasi di identità.

Il caffè, per me, è un rituale, un momento di incontro, di riflessione. È una pausa che unisce, che crea connessioni vere. Un piccolo gesto ricco di significato.”

Articolo pubblicato su L’Espresso napoletano nel mese di luglio 2025

FOTOGRAFIE

I crediti delle foto sono di Sbarro Health Research Organization Italia ets