Quale è il caffè da comprare? Parola all’Esperto

Quale caffè comprare?

Che cos’è un “buon caffè”? Dipende da quale lingua del caffè parlate. Esistono almeno due scuole di pensiero.

La prima, quella delle associazioni anglo-americane e del movimento specialty, elegge a modello, in linea generale, il chicco selezionatissimo, tostatura chiara, acidità spinta e note aromatiche di frutta e agrumi. Spesso si prepara con metodi filtro: V60, Chemex, Aeropress. È un caffè che racconta il terroir con trasparenza e che, per molti appassionati, rappresenta l’eccellenza sensoriale contemporanea.

Poi c’è la seconda scuola, quella italiana: bar, moka, macchine a capsule o a cialde. Qui il profilo che cerchiamo è diverso: tostatura più scura, corpo pieno, dolcezza di nocciola e cacao, richiami di pane tostato, un’amarezza netta ma pulita, crema stabile in tazza. Scendendo nel dettaglio, la miscela “napoletana” è il riferimento più riconosciuto e apprezzato in Italia e all’estero: blend di Arabica e Robusta ben selezionate, tostatura decisa, profilo aromatico goloso e rotondo. È la scelta che meglio si esprime con i nostri strumenti domestici e professionali. E che regge alla perfezione l’abbinamento con il latte, dal cappuccino al macchiato (piuttosto che utilizzare miscele o mono origini dal gusto acido dalle note aromatiche agrumate).

Sono entrambe due scuole di pensiero valide. Ma quale delle due scegliere?

Da esperto che vive il caffè ogni giorno nei bar e tra i torrefattori, sto dalla parte della seconda scuola di pensiero. Non per partito preso, ma per coerenza con il gusto e l’uso italiani. Negli anni qualcuno ha attaccato torrefazioni e caffetterie del Bel Paese in TV e sul web, ma i numeri e l’esperienza dicono altro. Il vero giudice di un prodotto agroalimentare è il cliente. Se milioni di persone, italiani e stranieri, continuano a scegliere quotidianamente le nostre miscele, dalle oltre mille torrefazioni attive lungo la penisola, significa che quel profilo è buono, convincente, identitario. Non a caso, anche grandi brand internazionali di catene hanno progressivamente spinto le tostature e ribilanciato le ricette verso canoni più “napoletani”. Oggi, infatti, in tutto il mondo si predilige gusto più deciso, amaro controllato, maggiore solubilità in latte e bevande miste. Una scelta pratica e sensoriale, non una moda.

Quale caffè comprare, dunque?

Più che inseguire etichette, cercate i criteri giusti:

Tostatura medio-scura o scura, uniforme e fresca.

Miscela equilibrata di Arabica e Robusta di qualità, con Robusta pulita e priva di difetti.

Note aromatiche di cacao/cioccolato, nocciola, pane tostato; bassa acidità percepita.

Corpo pieno, retrogusto persistente ma non bruciato.

Macinatura e confezionamento adatti al vostro metodo (moka, espresso domestico, capsule/cialde).

Con questi parametri, che siate al supermercato o in torrefazione, troverete un caffè capace di restituire in tazza l’esperienza che amiamo: intensa, avvolgente, conviviale. Il caffè non è solo estrazione: è rito, conversazione, casa. E quel profilo, in Italia, continua a parlarci meglio di chiunque altro. Viva il caffè italiano.

Michele Sergio

Articolo pubblicato su IL ROMA il 16 settembre 2025

Immagine creata con l’I.A.