Un caffè con … Alfonso D’Aragona

Un caffè con … Alfonso D’Aragona

Continuano le interviste con i grandi personaggi del passato davanti ad una tazzina di caffè. In questo numero intervistiamo un sovrano che ha fatto di Napoli una delle città più fiorenti e potenti del rinascimento e di Ischia un’isola famosa addirittura data in dono alla propria amante.

Ischia, Castello Aragonese, 1456

Siamo ricevuti da Alfonso V detto il Magnanimo, re d’Aragona e Valencia, re di Maiorca, di Sardegna, di Sicilia, conte di Barcellona e, per ultimo non certo per ordine di titoli, re di Napoli.

Noi della Redazione avremmo sperato in un colloquio privato: è invece pubblico l’incontro. Ci troviamo, infatti, nel salone del castello in compagnia di cortigiani e servitù. Si respira un clima tipico dei festini del primo rinascimento. Speriamo che in un contesto così aperto a nuove idee e a continue innovazioni il nostro omaggio, una tazzina di caffè, sia ben apprezzato dal sovrano.

Re Alfonso, però, inaspettatamente, chiede a tutti gli istanti di lasciare il salone per poter conferire con noi in maniera privata. Usciti tutti ecco che il Magnanimo ci concede la parola come fossimo degli ambasciatori venuti da lontani per conferire con lui..

 

Maestà, se Lei permette, vorremo porle alcune domande. Iniziamo con il suo pensiero sulla guerra e sulla pace.

Un re per conservare i suoi possedimenti ereditati per diritto dinastico è costretto a fare guerra per la loro difesa. Ma anche questo non basta a scongiurare le velleità dei nemici! C’è bisogno, quindi, di conquistare nuove terre. Più terre, più ricchezze, più soldati. Se non lo avessi fatto lentamente i miei nemici, interni ed esterni, avrebbero eroso le mie terre e il mio potere fino addirittura spodestandomi! Nonostante non avessi un regno particolarmente esteso, nonostante i tanti vicini ostili, gli intrighi di corte e Papi non sempre favorevoli al mio casato ho riportato più vittorie che sconfitte. E che vittorie! Spettacolari e incredibili che hanno stupito i sovrani di tutta Europa. Sono stato ricoperto di gloria, accolto in trionfo come un Cesare romano nella città di Napoli nel 1443.

 

È stato difficile conquistare il Regno di Napoli?

Si, una operazione militare e politica che è durata addirittura oltre 20 anni. Tutto è iniziato nel 1421 quando la Regina Giovanna della dinastia Angioina, in cambio della protezione dal suo rivale Luigi III, mi ha nominato suo protettore conferendomi il titolo di Duca di Calabria e, quindi, alla morte della regina, suo erede. Quando poi mi sono scontrato con Sergianni Caracciolo (l’amante della Regina) costei mi ha revocato l’adozione. È scoppiata quindi una guerra tra aragonesi e angioini (supportati dai genovesi) che si è conclusa provvisoriamente con una serie di mie conquiste nei territori del regno di Napoli e Sicilia.

Sono poi passati tanti anni e tante cose sono mutate. Sergianni Caracciolo è stato ucciso in una congiura e alla morte di Luigi III e della regina Giovanna è salito sul trono Renato d’Angiò. Io nel frattempo sono tornato nel mio regno per soffocare intrighi di corte in mio danno, sono stato anche fatto prigioniero nella battaglia navale contro Genova. Nessuno ha mai capito come ho fatto a fuggire dalla prigionia. Finalmente dopo tanti anni sono riuscito a conquistare il mio regno di Napoli.

 

È vero che Lei ha amato più il regno di Napoli che quello di Aragona?

Un sovrano ama tutti i suoi regni e si prende cura di tutti i suoi sudditi come fossero figli. Ho scelto di stabilirmi a Napoli in primo luogo per allontanarmi dalla mia consorte Maria di Castiglia, che non ha saputo darmi un erede al trono. Inoltre Napoli essendo il cuore del Mediterraneo, svolge un ruolo strategico cruciale per la politica internazionale. La storia ricorderà questo come il periodo più florido del Regno di Napoli. Ho chiamato a corte grandi pensatori come Lorenzo Valla, Bartolomeo Facio, Antonio Beccadelli.

Imponente la mia biblioteca ricca di miniature e scritti di letteratura, storia, astronomia e arte. Efficiente la mia amministrazione con i rinomati funzionari valenciani. Grandiose le opere edilizie e tanti i monumenti civili e militari, realizzati da artisti toscani e lombardi, per celebrare le mie gesta.

Maschio Angioino o Castel Nuovo
Maschio Angioino o Castel Nuovo

 

Tra le opere più belle ammiriamo l’arco di trionfo di Castel Nuovo …

Sono molto fiero dell’arco che celebra il mio trionfo sugli angioini. E non è stata una impresa semplice realizzarlo. In primo luogo la collocazione. Ho deciso di posizionarlo sulla facciata nord del castello per difenderlo sia da attacchi degli eserciti nemici sia dalle sommosse dal popolo napoletano. Un’opera colossale alta 35 metri tutta di marmo di betulla proveniente dalle cave di Carrara, scolpito a mano dai più grandi artigiani e maestri italiani. Solo una donna appare in mezzo a tanti uomini nell’arco del mio trionfo: è la mia amata Lucrezia d’Alagno.

 

Arco di Trionfo
Arco di Trionfo

Lei è particolarmente legato all’isola d’Ischia …

Ischia è sempre stata nel mio destino. Sbarcato sull’isola nel 1423 l’ho scelta come base strategica per la conquista di Napoli. Ho ordinato di ristrutturare l’antico castello rendendolo più possente e più moderno. Poi finalmente nel 1441 sono partito da Ischia per assediare e conquistare Napoli. Per ricompensare gli isolani dell’appoggio fornito gli ho concesso grandi favori. Ho affidato il governo dell’isola alla mia favorita Lucrezia d’Alagno.

 

Castello Aragonese - Ischia
Castello Aragonese – Ischia

Gli amori

Il mio matrimonio con mia cugina Maria di Castiglia è stato fatto per esigenze di Stato. L’unione dei due principali regni della Spagna ha portato la pace per molti anni. Con lei sono sempre stato sposato ma non la ho mai amata. L’amore è un sentimento complesso. Ho cercato di comprenderlo leggendo gli scritti degli antichi autori latini. Credo di averlo compreso però vivendolo: Gueraldona Carlino è stata la mia “regina napoletana” e mi ha dato tre figli tra cui Ferdinando (detto Ferrante) il quale, però, non essendo nato da un regolare matrimonio, non ha diritto ad ereditare il regno di Aragona. Ho deciso però di dargli un regno da me conquistato: Napoli. Ho adorato anche Ippolita, nobildonna napoletana, dalla quale ho avuto una figlia, Colia. Il mio più grande amore è stato l’amalfitana Lucrezia d’Alagno che ahimè non ho, però, potuto sposare (perché già sposato).

 

Il caffè

Strana bevanda questo caffè. Però mi piace. Mi sento più forte e sveglio. Ah, l’avessi potuta dare ai miei soldati durante le campagne militari, avrei ottenuto certamente più vittorie figlie dell’eccitazione che questa bevanda sa regalare. Avrei potuta darla, a pensarci bene, anche ai miei cari dotti studiosi per tenerli più attenti, maggiormente vigili, nell’osservazione delle cose della vita e nell’approfondimento dei classici greci e latini. Grazie del dono. Lo userò certamente.

 

Articolo pubblicato su L’Espresso napoletano nel mese di luglio 2024