L’esperto del caffè ci spiega la cremina di zucchero napoletana

Cremina di zucchero: ecco perché è importante
Dolce, cremosa e soffice. Questi solo alcuni degli aggettivi per definire la cremina di zucchero, il “quid” in più che i napoletani sanno dare al caffè che si prepara in casa. Nei difficili anni del dopoguerra l’espresso al bar era un lusso e il caffè si beveva principalmente a casa ma siccome lo stesso era spesso di bassa qualità i napoletani si inventarono un’usanza molto particolare che ancora oggi è praticata: quella di aggiungere nel caffè una cremina fatta con zucchero bianco e alcuni cucchiaini di caffè.
Il segreto della bontà del caffè napoletano
Il successo risiede nella sua semplicità e utilità: effettivamente la cremina ha la capacità, quasi divina, di migliorare qualsiasi caffè, anche quelli realizzati con miscele di bassa qualità e, al contempo, dona quella cremosità che al caffè domestico manca. Ma qual è la ricetta migliore? C’è chi utilizza le prime gocce che fuoriescono dalla colonnina del raccoglitore della moka, chi, invece la crema del caffè; chi ancora preferisce mescolare gli ingredienti a mano o chi, più tecnologico, preferisce utilizzare un robot da cucina tritatutto aggiungendoci alcuni cubetti di ghiaccio per a fare aumentare la cremosità.
La tutela della cultura e della tradizione napoletana
Ogni mamma napoletana ne ha una sua personale che ritiene sia la migliore del mondo. Non dimentichiamo che preparare un buon caffè agli ospiti è un “dovere morale” di ogni buon napoletano. E oggi? Perché è importante parlarne? Nell’ottica di una tutela della tradizione, del rito e della cultura del caffè italiano e napoletano è importante continuare a tramandare le antiche ricette per evitare che vengano dimenticate. Noi italiani, quindi, abbiamo il dovere storico e morale di difendere la nostra cultura finanche quella culinaria. Conoscere il passato per affrontare meglio il futuro. Rispettare i nostri nonni, le loro tradizioni e le loro ricette, per dare un mondo migliore ai nostri figli. Dietro ad una tazzina di caffè c’è anche questo.
Articolo pubblicato su Il Roma il giorno 21.01.2025
Michele Sergio