Il caffè solidale a Napoli: dal caffè in ginocchio a o’ sicond’ ro’ cafè

Il caffè solidale a Napoli: dal caffè in ginocchio a o’ sicond’ ro’ cafè

Il caffè a Napoli è bevanda solidale e trasversale, capace di mettere in contatto, di unire, persone appartenenti a livelli sociali e culturali differenti. Per chi vive in questa città è dovere morale aiutare i meno abbienti. Manifestazione concreta dell’altruismo e della generosità che informano il corredo cromosomico del popolo napoletano. Originariamente bevanda dell’aristocrazia, prima e della borghesia, poi, nel novecento, il caffè diventa sempre più accessibile ai più. Ma, ovviamente, non a tutti. L’Italia è economicamente e socialmente prostrata dai grandi conflitti, la povertà è diffusa soprattutto nel Mezzogiorno e, particolarmente, a Napoli, nascono iniziative legate al caffè, divenute, in breve tempo, usanze finalizzate a supportare le persone più bisognose.

La pratica più conosciuta è certamente quella del caffè sospeso. Offrire un caffè ad uno sconosciuto lasciandolo pagato al bar per chi, non potendoselo permettere, lo richiederà.

Il caffè in ginocchio

Altra usanza è quella del caffè in ginocchio che consisteva nel riutilizzare i fondi del caffè prepararne un secondo (seppur meno buono). Il nome deriva dal fatto che i baristi smaltivano i detti fondi in un contenitore posizionato proprio all’altezza delle ginocchia. Questi fondi venivano, poi, richiesti per lo più, dai venditori ambulanti. Ciò perché, dopo averli essiccati, li riutilizzavano per preparare il caffè che vendevano per strada su carrettini (o trasportandolo in cestini). Un caffè ecologico, insomma, perché basato sul recupero e sul riciclo.

Il venditore ambulante di caffè

Era figura di tutto rispetto quella dell’ambulante del caffè. Costui in giro, soprattutto nelle ore notturne, con una grande cuccumella, a bordo del suo carrettino, vendeva a basso costo il caffè ai passanti. Nonostante la materia prima di bassa qualità riuscivano comunque a realizzare un caffè discreto. Il segreto era utilizzare più polvere di caffè rispetto al quantitativo medio richiesto. In questo modo potevano estrarre dai fondi quante più sostanze e aromi possibili.

Durante la guerra, poi, quando di caffè in Italia ne arrivava poco molte persone preferivano bere il “caffè di seconda” piuttosto che i surrogati (come l’orzo o la cicoria). In una città come Napoli, inoltre, ad intensa vita notturna, i venditori ambulanti, costituivano un presidio delle ore buie quando, chiusi bar e caffetterie. E offrivano valida alternativa per reperire un sorso caldo di caffeina. Questa indispensabile ad affrontare e/o continuare al meglio una nottata di diletto o di lavoro.

Da Milano a Napoli

L’usanza era invalsa non solo a Napoli ma in molte parti della Penisola. Il “caffè del ginoeucc” milanese, ad esempio, era diffuso agli inizi del ‘900 nella città meneghina. Qui era possibile vedere di notte venditori ambulanti che, come i “colleghi” napoletani, giravano per le vie del centro con un carrettino. Dispensando ai passanti un caffè economico. Questa pratica a Milano scomparve dopo la seconda guerra mondiale. Mentre quello napoletano è sopravvissuta, sebbene molto limitatamente, fino ai giorni nostri.

Il secondo di caffè

Nei quartieri popolari il caffè “di seconda” era spesso venduto anche sull’uscio dei bassi. Piccole abitazioni trasformate in improvvisati mini-bar dalle intraprendenti padrone di casa. Le signore erano pronte ad offrirlo a prezzo modico a napoletani e turisti. O’ sicond’ ro’ cafè era, invece, un caffè economico o anche gratis al bar, preparato utilizzando per la seconda volta il panetto del caffè (che si trova nel porta filtro). I più anziani ancora raccontano che negli anni del dopoguerra le persone meno abbienti si rivolgevano al barista di turno e gli chiedevano “ce sta nu sicond’ ro’ cafè?”. Spesso alludendo alla possibilità non solo di bere un caffè di seconda scelta ma, anche, a quella di sorbirne uno senza pagarlo. Non stupisce che i napoletani ricorrevano a tali stratagemmi. In fondo i partenopei sono sempre stati i maestri dell’arte dell’arrangiarsi!

Michele Sergio

Articolo pubblicato su IL ROMA il 10 giugno 2025

Immagine creata con l’I.A.