Intervista al Presidente Andrea Gaito

Intervista al Presidente Andrea Gaito
Caffè e Fondazioni
Oggi intervistiamo Adriano Gaito, Presidente della Fondazione Circolo Artistico Politecnico, tra i volti più noti del mondo culturale napoletano.
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D) Buongiorno Presidente, nel ringraziarla per la disponibilità. Inizieremmo da qualche cenno sulla sua vita ed il suo lavoro per la Fondazione …
- R) La mia vita è stata da sempre dedicata al lavoro. Con la pensione, invece, mi sono dedicato a sport e cultura, prima da presidente del Circolo Canottieri Napoli, per due anni (2003-2004), poi alla presidenza della Fondazione Museo Artistico Politecnico.
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D) Ecco, parliamo di quest’ultima esperienza.
- R) La Fondazione, che originariamente era un circolo, è nata da un gruppo di artisti nel 1888 come luogo dove promuovere l’arte. Ubicato al secondo piano del centralissimo Palazzo Zapata di piazza Trieste e Trento, occupa una superficie di oltre 1600 mq. Conserva una raccolta di 600 sculture, pitture e grafiche, una biblioteca di oltre 5500 libri, un archivio di 20000 reperti, oltre ad una collezione di strumenti d’epoca e ceramiche. Ci sono opere realizzate nel circolo dai pittori-soci del circolo stesso e due saloni di particolare pregio artistico e storico. La sala in stile liberty, con ricchi lampadari in cristallo di Boemia, intitolata all’architetto Giovan Alberti Comencini che l’ebbe a realizzare, dopo un incendio, nel 1910 e la sala Sirignano prestigioso ampio ambiente che ospita eventi. Molti personaggi della cultura partenopea hanno frequentato il Circolo. Tra questi i Presidenti della Repubblica Enrico De Nicola, Giovanni Leone e Giorgio Napolitano.

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D) Perché il Circolo è diventato una Fondazione?
- R) In primo luogo perché non è più un luogo ricreativo ma di cultura. Poi perché in passato il legame tra socio e Istituzione era profondo, c’era un forte senso d’appartenenza, mentre oggi il socio si iscrive, in linea di massima, per fruire di servizi di livello alto a costi contenuti. Va pure considerato che cento anni addietro Napoli era città ben diversa da quella odierna, con pochi luoghi di ritrovo, limitati a circoli, appunto e caffè, cui le persone si legavano con affetto e passione. Le dirò di più. Una volta quando un socio veniva espulso dal circolo (ad es per morosità) era qualcosa di imbarazzante. Oggi invece sono, purtroppo, all’ordine del giorno azioni giudiziarie volte al recupero delle quote di ex soci.
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D) Quando è iniziato il cambiamento e come si gestisce oggi una tale realtà?
- R) Con il passare del tempo, con il cambiamento dei costumi e la loro evoluzione in senso più moderno. Basti pensare che una volta le mogli dei soci non erano ammesse nei circoli. Il circolo era per gli uomini il luogo dove poter evadere dalla vita familiare. Oggi i circoli sono realtà ben più spersonalizzate dai loro componenti e necessitano di una gestione meno familiare, molto più aziendale. Tanti gli incombenti. Dalla gestione del personale alla scrittura dei contratti, dai rapporti con i fornitori al pagamento di tasse e imposte, fino all’applicazione delle norme in materia di igiene e sicurezza.
- Capirà, dunque, che la gestione di un circolo non può più essere demandata all’impegno volontari dei singoli soci, bensì conferita alle specifiche figure professionali che vi si dedicano secondo le loro competenze. E’ proprio sulla base di tali considerazioni che i soci, qualche anno fa, decisero di donare le loro partecipazioni alla Fondazione che oggi è un bene pubblico, aperto a tutti, per una visita al museo o alla galleria fotografica, per leggere un libro circondati da un’atmosfera speciale, per trascorrere una serata tra amici, tra gusto ed allegria.

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D) Lei beve caffè? Ha qualche preferenza?
- R) La Fondazione ha ben due angoli bar ma sono al momento non funzionanti. Però abbiamo una macchinetta di caffè in capsule. Quando mi trovo al bar, invece, sono molto esigente: mi piace servito in tazzina calda e in giusta quantità (né troppo stretto, né troppo alto). A casa, infine, non mi alzo dal letto prima d’essermi concesso il quotidiano piacere del caffè preparato con la moka. Prima bevevo anche 15 caffè al giorno. Adesso sto intorno ai 7-8. Il caffè che preferisco è l’espresso. Ho bevuto caffè in tutto il mondo (dal turco all’americano) ma il migliore resta sempre il napoletano.
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D) Cosa è per Lei, quindi, il caffè?
- R) Il caffè è la mia benzina; senza non cammino! Si figuri che quando gioco a tennis bevo caffè sia prima che durante la partita. Me lo prepara il maestro Massimo Cierro.
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D) Un’ultima domanda: ha un sogno nel cassetto?
- R) Mi piacerebbe realizzare un polo culturale San Ferdinando, comprensivo di tutte le prestigiose istituzioni della zona. A mente: Teatro San Carlo, Istituto Studi Filosofici, Caffè Gambrinus, Museo del Corallo Ascione, Galleria Zavallos, Università Pegaso e, ovviamente, la Fondazione che ho l’onore di presiedere. Un polo rivolto alla valorizzazione culturale del centro storico della Città.
Michele Sergio
Articolo pubblicato su L’Espresso napoletano nel mese di gennaio 2021
Crediti foto: Fondazione Circolo Artistico Politecnico