Alcol e caffè

Alcol e non solo: dal corretto allo Scarfariello, dai cocktail all’ammazza caffè
Anticamente il caffè era conosciuto dagli europei come “Vino d’Arabia”. Il perché di questo appellativo risiedeva nel fatto che nel mondo arabo, per motivi religiosi, vigeva il divieto di bere bevande alcoliche motivo per cui questi popoli prediligevano bere il nero infuso.
Passano i secoli, il caffè si diffonde anche in Europa e in molti iniziano ad unirlo ad altri ingredienti come il latte, la panna e la cioccolata. Quando si scoprì che l’oro nero si abbinava anche molto bene con le bevande alcoliche fu subito successo. Da allora tantissime ricette sono state create, proposte e gustate. Cercheremo di offrire una panoramica veloce su questo riuscitissimo connubio gastronomico tra alcol e caffè.
L’Espresso Corretto
Lo abbiamo detto e scritto infinite volte. L’Italia è la patria dell’espresso, un caffè ristretto, dal gusto forte e deciso servito in tazzina che si beve velocemente al bar. Sin dalla sua diffusione in molti lo hanno richiesto al bar con una “correzione” (o meglio un’aggiunta) di una bevanda alcolica, di solito un distillato o un liquore.
Al Nord c’è l’usanza di aggiungerci grappa o brandy mentre al Sud si predilige l’anice o lo Strega. Questo in linea generale. Ovviamente in base ai gusti si può aggiungere rum, whiskey o Cognac. Molto apprezzato è anche con correzione al liquore a base di whiskey irlandese e crema di latte (il più noto è il Baileys).
Tre curiosità.
La prima è che a Napoli negli anni del dopoguerra molto diffuso era lo Scarfariello (un caffè corretto a Sambuca che si beveva per combattere le fredde sere invernali).
La seconda è tradizione è bere la Sambuca con la “mosca” cioè mettendo due-tre chicchi di caffè nel bicchierino.
Terza e ultima curiosità è che molti preferiscono bere prima il caffè e poi il bicchierino di liquore che viene chiamato ammazza caffè (per “ammazzarne” appunto il sapore che rimane in bocca).
Liquori al caffè
Molto apprezzata sono anche i liquori al caffè. Queste bevande alcoliche aromatizzate con estratti vegetali e frutta si adattano bene anche con l’essenza del caffè. I più noti sono il messicano
Khalua,
il giamaicano Tia Maria
il nostrano Caffè Borghetti.
In Italia c’è l’usanza di preparare a casa il liquore cremoso al caffè seguendo le antiche ricette regionali, che vengono tramandate di generazione in generazione, da madre a figlia. Bastano essenzialmente tre ingredienti per realizzare una perfetta crema al caffè. Caffè, alcol puro e zucchero.
Il caffè nel mondo dei Cocktail
Anche nel mondo del bere miscelato il caffè è molto presente. Esistono infatti diversi cocktail (anche riconosciuti e codificati dall’Iba) che lo prevedono come ingrediente principale.
Il più famoso è, ovviamente, l’Irish Coffee nato in Irlanda il secolo scorso e oramai divenuto di importanza mondiale. Si realizza versando all’interno di un bicchiere di vetro per bevande calde (c.d. Tankard) whiskey irlandese, zucchero e caffè e completato con panna shakerata in superficie versandola nello stesso con l’aiuto di un cucchiaino per creare due strati differenti.
Il Black Russian, invece, è molto apprezzato come after dinner non solo per il suo carattere forte e personalità robusta ma anche per la sua semplicità: vodka e liquore al caffè.
Grande successo, poi, ha avuto, la versione White Russian con l’aggiunta di uno strato di panna in superficie.
Il B52, infine, si prepara in uno shot creando tre strati (liquore al caffè, Irish Cream e Grand Marnier). Ebbe grande successo negli anni ’90 sia per il fatto che era infiammabile sia per il fatto che era fortissimo come il bombardiere da cui prende in nome.
Richiesti ma comunque apprezzati da una ristretta cerchia di amatori dei cocktail
l’Espresso Martini,
il Mojito al caffè,
l’Espresso Americano
il Coffee Tonic.
Cold Brew e alcol
Chiudiamo questa carrellata con i Cold brew alcolici. Nei Paesi anglosassoni è molto diffusa l’usanza di bere caffè freddi di solito realizzati con mono origine arabiche dal gusto dolce e dalle note aromatiche fruttate e floreali. Ci sono due tecniche principali per realizzare questi caffè freddi che ricordano, per la verità, più un infuso che un espresso.
La prima è una tecnica che prende il nome di cold brew (letteralmente “infuso freddo”). Si prepara con uno strumento chiamato affettuosamente “Toddy” e lasciando ad infusione acqua e macinato. Si fa percolare, infine, in una caraffa dove si raccoglierà il caffè realizzato.
La seconda è il sistema conosciuto come cold drip. Goccia dopo goccia l’acqua fredda attraversa il filtro (dove è contenuto il macinato) ed il caffè così realizzato percola nella caraffa. I procedimenti sono piuttosto lunghi e durano molte ore (di solito di preparano la sera per berli poi al mattino).
Anche qui sono tante le ricette con l’aggiunta di bevande alcoliche. Solo per citare le più note il
Coffee Negroni,
Cold Brew Gin Tonic,
Campari Coffee Soda,
Caipirinha al Caffè.
Queste solo alcune declinazioni che si possono provare quando si combinano alcol e caffè, due bevande così diverse eppure così abbinabili.
Michele Sergio
Articolo pubblicato su Il Roma il 29 agosto 2021