Le più famose canzoni napoletane sul caffè

Le più famose canzoni napoletane sul caffè
Quanto è buono il caffè in Italia? Tanto se si considera che nel corso dei secoli a questa bevanda sono state dedicate poesie, libri, canzoni, opere teatrali, film.
Il successo non risiede solo nel suo gusto forte e deciso e nella carica della caffeina. Ma anche per il fatto che la “tazzulella” un vero catalizzatore sociale. Durante il coffee break, infatti, ci si incontra, si parla di affari, si corteggia una donna, si scrive un libro, si compone una canzone. Non è un azzardo sostenere che parte della socialità e della cultura del Bel Paese si sono fatte ai tavolini dei Caffè.
Ed è proprio del rapporto tra musica e caffè che parleremo oggi. O per meglio dire delle canzoni che sono state ispirate dal nero infuso. Impossibile menzionarle tutte, cercheremo di ricordare le più famose.
Iniziamo da Napoli dove il caffè non è una semplice bevanda ma un vero e proprio culto e che caratterizza e contraddistingue il popolo partenopeo.
‘A tazza ‘e cafè” del 1918
È la più classica e forse più celebre canzone sul caffè. Scritta da Giuseppe Capaldo e musicata dal cavaliere Vittorio Fassone. Questa canzone è stata cantata per la prima volta da Elvira Donnarumma, una delle sciantose più amate della Belle Epoque, al Teatro Bellini di Napoli. Il pezzo è stato successivamente interpretato Roberto Murolo, Claudio Villa, Milva, Gabriella Ferri, L’Orchestra Italiana di Renzo Arbore.
Ma cu sti mode, oje Bríggeta, tazza ‘e café parite:
sotto tenite ‘o zzuccaro, e ‘ncoppa, amara site…
Ma i’ tanto ch’aggi”a vutá, e tanto ch’aggi”a girá…
ca ‘o ddoce ‘e sott”a tazza fin’a ‘mmocca mm’ha da arrivá!
Una vera lectio su come conquistare una bella donna ma dai modi aspri e dal carattere scontroso. Brigida, infatti, è come una come una tazzina di caffè. Amara in apparenza (come il primo sorso del caffè), dolce al fondo (come il caffè dopo che lo si è ripetutamente girato e mescolato con zucchero).
“’O cafè” di Domenico Modugno del 1958.
Immediata e orecchiabile – grazie alla freschezza musicale di Modugno – dal testo chiaro, semplice e divertente nello stile tipico del suo autore Riccardo Pazzaglia che, da buon napoletano, racconta il rito e la cultura dell’espresso napoletano, consacrandoli in parole genuine sorrette dal bel motivo e la grande arte canora di Modugno.
Il brano e in particolare l’accattivante ritornello, entrarono ben presto nel cuore e nelle case degli italiani e, ovviamente, dei napoletani sopra tutti. Grazie alla tradizionale radio ma, anche, per il tramite della neonata televisione italiana. Fu così che da nord a sud si diffuse l’idea che il caffè “sulo a Napule ‘o sanno fa”. Consacrando la città del Vesuvio a capitale dell’amato infuso nero.
‘Na tazzulella ‘e cafè – Pino Daniele del 1977
Na’ tazzulella e’ cafè, e mai niente cè fanno sapè
nui cè puzzammo e famme, o sanno tutte quante
e invece e c’aiutà c’abboffano e’ cafè.
Così esordisce Pino Daniele che, senza mezzi termini, censura il mal costume dei potenti di mantenere nell’ignoranza la popolazione. Concedendo alla stessa solo quel poco (la metaforica tazzina di caffè) già, però, sufficiente a tenerla, per così dire, a bada. In una condizione sì di malessere diffuso ma, fatalisticamente, accettato.
Una denuncia, dunque, della mala-politica. Quella indolente e profittatrice, pronta solo ad azzuffarsi per la spartizione del potere e dedita all’interesse proprio e di pochi sodali. Piuttosto che aiutare il popolo, fortemente bisognoso nella risoluzione dei grandi e piccoli problemi quotidiani. “E chiste, invece ‘e dà na mano, s’allisciano, se vàttono, se màgnano ‘a città”.
Don Raffae’ di Fabrizio De Andrè del 1990
“Ah che bell’ ‘o café,
pure in carcere ‘o sanno fa,
co’ a ricetta ch’a Ciccirinella,
compagno di cella, ci ha dato mammà”.
Anche non essendo napoletano il “poeta” si cimenta con questo brano. E riprendendo i versi di Modugno riesce ad affrontare con semplicità ed ironia temi difficili. Temi come la situazione carceraria italiana, la malavita e i rapporti umani scanditi nella città del Vesuvio dal caffè.
Il caffè della Peppina non si beve alla mattina
Né col latte, né col thè ma perché, perché, perché.
Michele Sergio
Articolo pubblicato su Il Roma il 29 novembre 2021
Foto di copertina grazie a