Il caffè ed i cinque sensi
Articolo scritto da Michele Sergio e pubblicato su il Roma del 10 ottobre 2019
Quando un napoletano invita un amico a bere un caffè non dice “beviamoci un caffè” ma, piuttosto, dice “pigliammece o cafè”. Quest’espressione dialettale racchiude tutta la filosofia del culto e della cultura della bevanda più amata dai partenopei. Infatti la pausa caffè è un momento importante della giornata e che, oltre a essere anche il momento più adatto per dimostrare stima ed affetto per la persona alla quale lo si offre, è un momento che coinvolge tutti e cinque sensi.
Vediamo più nel dettaglio se veramente bere il caffè nella città del Vesuvio è un’esperienza sensoriale così importante.
Il primo impatto è quello visivo: quando si entra in una caffetteria si è in primis attratti dallo stile ed il carattere del locale. L’attenzione si sposta, poi, su vari dettagli: la macchina per espresso a leva, i chicchi di caffè sparsi, un po’ qui, un po’ lì, nel locale, i baristi che freneticamente svolgono il loro lavoro cercando di accontentare i tantissimi avventori che sono in attesa di bere l’amata tazzulella ‘e cafè. Il momento visivo è anche una delle tre fasi della degustazione del caffè (insieme a quello olfattivo e gustativo che vedremo tra pochissimo). Il caffè preparato con la miscela napoletana si presenta del tipico e caratteristico colore nocciola scura (a differenza del nocciola chiaro della 100% arabica). Questo particolare colore è dovuto a due fattori: la specie robusta ivi contenuta e la tostatura scura che lo rendono simile “al manto del monaco” (come diceva Sophia Loren). Ultimo dettaglio: la crema che si forma in superficie è che dà corpo all’espresso rappresenta uno degli indici per verificare la bontà del caffè.
L’udito entra in gioco contemporaneamente: il frastuono delle tazze e dei piatti, il rumore del vapore della lancetta della macchina del caffè, il vocio degli avventori unito, anche, ai rumori provenienti dalla strada.
L’olfatto quindi. L’aroma di caffè che si sente appena si entra nel locale è il miglior benvenuto per il cliente. Il bevitore più attento prima di portare alla bocca la tazzina avvicina sempre il naso alla stessa per cogliere le note più nascoste dell’aroma, unico e inconfondibile, del nostro caffè.
Il tatto è senso coinvolto solo bevendo il caffè a Napoli. Secondo la nostra tradizione il caffè va bevuto in tazza bollente e dita e labbra inevitabilmente avvertono il forte calore. Anche “coccolare” la tazzina, tendendola tra le mani e sentirne la forma bombata – utilissima a valorizzare la buona riuscita del nero infuso – è momento sensoriale intenso.
Arriviamo, per ultimo al gusto. Vellutato, corposo, amaro, forte sono solo alcune delle caratteristiche del nostro caffè; persistente al palato, lascia “o doce ‘n vocca” (il dolce in bocca). La differenza tra il caffè della nostra città e quello del nord Italia è proprio nella struttura che essendo più carico di caffeina lo rende più tondo e forte.
E’ facile ora capire perché definiamo esperienza sensoriale completa bere caffè a Napoli ed allora … Buon caffè a tutti!
I commenti sono chiusi.