Un’insolita giornata del caffè sospeso

Un’insolita giornata del caffè sospeso
Anche quest’anno il 10 dicembre ricorre la giornata del caffè sospeso, iniziativa lanciata nel 2011 da “l’Associazione del caffè sospeso”. Tale ricorrenza, con il passare degli anni è diventata di respiro internazionale. E si celebra in concomitanza con Human Rights Day.
L’usanza
L’antica usanza napoletana del “sospeso” consiste nel pagare un caffè (lasciandolo appunto “sospeso” al bar) ad un’altra persona (di solito uno sconosciuto) ed è nata verso la fine dell’800 diffondendosi fin da subito nei quartieri popolari della città. Sebbene largamente praticata in tutto il territorio metropolitano, quest’anno, però, a differenza dei precedenti, sarà difficile praticarla. E non si potranno nemmeno fare eventi e iniziative sul tema. Il Governo, infatti, nei giorni scorsi, ha dichiarato la nostra regione zona arancione e pertanto, ai sensi del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, tutte le attività di bar e caffetteria restano sospese. Consentito solo attività di asporto e consegne a domicilio.
Covid e caffè
Chiudere i luoghi di ritrovo e limitare gli assembramenti certamente aiuta a scongiurare il diffondersi del virus. Ma, al contempo, limita la nostra socialità, la quale si sviluppa soprattutto nei bar e nelle caffetterie. Locali di aggregazione per antonomasia. Il napoletano, infatti, non va al bar semplicemente per bere l’espresso. Ma perché questo è il contesto ideale dove i partenopei sviluppano e tessono relazioni sociali. Rappresentando, quindi, momento importante per parlare e confrontarsi con le persone care. Come diceva, infatti, il compianto Luciano De Crescenzo, grande esperto di cose napoletane ed in particolare della tradizione del sospeso “il caffè è una scusa per dire a un amico che gli vuoi bene”.
È giusto combattere il virus. Ma è altrettanto importante non fermare la nostra socialità e le nostre abitudini finanche quelle di concedersi un espresso al bar o pagare un sospeso.
Non si può fermare la socialità
Come scritto, infatti, nel dossier di candidatura del rito del caffè a patrimonio Unesco “il caffè è elemento caratterizzante del popolo napoletano”. E, pertanto, nessuna norma può riuscire a fermare le tradizioni, i riti e le antiche usanze come quella del sospeso. Usanza che si rinnova di anno in anno cambiando anche le modalità. A Napoli ed in Italia, infatti, sono state intraprese tantissime iniziate di generosità anche avente ad oggetto il caffè.
Durante i vari periodi di lock down si è assistito, infatti, a fenomeni molto particolari dagli interessanti risvolti sociali, consistenti in piccoli e gradi gesti di solidarietà: da vicini che si passano il caffè dai balconi, alle persone che la sera distribuiscono viveri ai senzatetto senza dimenticare i volontari che portano il caffè agli infermieri e ai medici.
De Filippo diceva, in famoso monologo, che poteva rinunciare a tutto tranne che ad una tazzina di caffè. Analogamente i napoletani hanno dimostrato, in questo difficile momento storico, che non vogliono rinunciare a donare un caffè e a regalare un sorriso a chi ne ha bisogno.
Buon caffè a tutti.
Michele Sergio
Articolo pubblicato su Il Roma il 06 dicembre 2020