I caffè gourmet napoletani
Articolo di Michele Sergio pubblicato su IL ROMA il 28 gennaio 2018
Nel corso dei decenni l’offerta di caffè dei bar napoletani è andata via via arricchendosi, con numerose varianti al tradizionale espresso e nuove ricette, originali modalità di preparazione della nostra bevanda per eccellenza. Sono i cosiddetti caffè gourmet, o caffè speciali, divenuti oramai anch’essi dei classici, che hanno contribuito in maniera significativa ad elevare Napoli a capitale mondiale del caffè. Ciascuno ha il suo nome, la sua ricetta, la sua storia. Ma quanti sono, come si chiamano e come sono fatti? Impossibili elencarli tutti. Qui di seguito ricordiamo i più celebri.
Barbajata. Durante il suo soggiorno napoletano il grande musicista Gioacchino Rossini (direttore del Real Teatro San Carlo dal 1815 al 1822) era ospitato dal più grande impresario teatrale dell’epoca, Domenico Barbaja, presso il meraviglioso omonimo palazzo (Palazzo Barbaja, monumentale edificio sito in via Toledo). I due amavano bere nelle caffetterie di via Toledo un caffè speciale che si preparava con l’aggiunta della cioccolata. La tradizione è stata recuperata dai maestri caffettieri napoletani che hanno dato vita al Caffè Barbajata (il nome è stato coniato in onore del noto impresario teatrale): caffè, zucchero, cioccolato e panna.
Brasiliano. Nato negli anni ’50 del secolo scorso, il Caffè Brasiliano è il primo tra i caffè di nuova generazione. Al Bar Brasiliano, ubicato nella Galleria Umberto I, i numerosi frequentatori, dell’epoca (tifosi del Napoli Calcio, attori e cantanti sempre in cerca di scritture) che vi avevano fatto il loro luogo di ritrovo, cominciarono a chiedere un caffè “diverso”, più sostanzioso del tradizionale espresso, con l’aggiunta di latte e cacao. Nacque, così, un sorta di mini-cappuccino, più economico del cappuccino vero e proprio, cui fu dato il nome del bar che lo tenne a battesimo.
Nocciola. Del più noto tra i caffè speciali partenopei ci siamo recentemente occupati in questa rubrica. Nasce in concomitanza del G7 napoletano del 1994 e del riconoscimento, dopo qualche mese, del centro storico di Napoli quale patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco. Le caffetterie di piazza Trieste e Trento vollero “inventare” un nuovo caffè a celebrare i due eventi mondiali. Fu subito successo ed oggi turisti d’ogni parte del mondo chiedono di provare il Caffè Nocciola, un must realizzato con caffè espresso napoletano, pasta di nocciola e zucchero.
Strapazzato. La nostra tradizione impone di bere il caffè nella tazzina bollente col rischio, però, di scottarsi le labbra. L’inventiva dei baristi napoletani ha escogitato un sistema per ovviare all’inconveniente: aggiunti zucchero e cacao al caffè, lo “strapazzano” rapidamente con un cucchiaino, col quale, poi, bagnano il bordo della tazzina così raffreddandola. Il Caffè Strapazzato è sempre più richiesto nei bar napoletani.
Gegè. Il caffè napoletano è tra i più forti del mondo per la carica di caffeina che lo contraddistingue. Per “addolcirlo” Gennaro Ponziani, storico direttore del Gambrinus, prese ad aggiungervi zucchero, cacao e panna a bagnomaria. Questa variazione sul tema ha avuto tale successo da diventare vera e propria specialità col nome di Caffè Gegè (vezzeggiativo di Gennaro, il nome del suo creatore) di cui si trova vasta eco finanche nelle guide turistiche.
Babà. L’ultimo nato è il Caffè Babà, creazione del maestro Raffaele Rocchetti del Gambrinus, il quale propone una delizioso caffè con l’aggiunta di zucchero, panna montata e un babà mignon. Un modo per gustare, insieme al caffè napoletano, un caposaldo della nostra tradizione dolciaria.
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