I Caffè: ritrovi di associazioni, comitati e circoli
Articolo scritto da Michele Sergio e pubblicato su L’Espresso napoletano del mese di agosto 2019
Quando aprirono i battenti, nel XVIII secolo, le prime Botteghe del Caffè, divennero da subito il ritrovo preferito di intellettuali, politici, scrittori ed artisti. L’epocale successo dei Caffè rivoluzionò costumi ed abitudini. Apprezzati per le loro delizie, altrove introvabili, quasi inaspettatamente divennero anche i principali “salotti” della nobilita e della borghesia.
Fu così che in molti Caffè si “insediarono” circoli, associazioni e comitati di redazione. Il Caffè Cova di Milano ospitò il Circolo di Patrioti che, poi, sarebbe stato il promotore delle 5 giornate di Milano. Il Caffè Pedrocchi fu sede del settimanale satirico chiamato proprio come lo storico locale padovano. Il Caffè Gambrinus fu sede del Circolo dei Letterati presieduto da Salvatore di Giacomo.
Proprio allo storico Caffè napoletano ci troviamo oggi in compagnia del dott. Claudio Calvino, presidente dell’associazione Noos. Tra una caffè ed un morso di una irresistibile sfogliatella parliamo di tale associazione.
- D) Perché il nome, quando è nata e di cosa si occupa la sua associazione?
- R) Noos deriva dal greco antico, significa comprendere, facoltà mentale, intelletto o, forse più semplicemente, mente. L’associazione nasce nel 2010 proprio al Gambrinus e ha il fine ambizioso di integrare, nella cd. società civile, le persone con disagi mentali che hanno completato un percorso terapeutico.
- D) Chi fa parte dell’Associazione Noos?
- R) Mi onoro d’esserne il presidente e mi danno una mano il sig. Antonio Sergio con funzioni di vice e la dott.ssa Maria Cristina Gentile psicologa e psicoterapeuta. Oltre alle persone con disagi mentale ne fanno parte anche i familiari, volontari professionisti e ragazzi che, in cerca di occupazione, offrono spontaneamente in maniera veramente ecnomiabile il loro generoso appoggio.
- D) In cosa consiste il percorso integrativo cui faceva riferimento?
- R) Nel pratico in quattro fasi. La prima si svolge nel centro di Accoglienza, Ascolto e Indirizzo che serve a contattare i nuovi associati e informare loro del programma teso all’inserimento in ambito sociale tramite lavoro. La seconda fase si svolge proprio nelle sale del Gambrinus dove si incontrano queste persone, formano i Gruppi Integrati, entro i quali possono scambiare idee e organizzare il lavoro da svolgere. La terza prevede la creazione di un Gruppo di Lavoro che sarà impegnato in uno specifico progetto: gruppo cultura e turismo, quello teatro ed eventi e quello lavoro-gadget. La quarta ed ultima fase è l’inserimento (o la trasformazione gruppi) in cooperative sociali in cui i soci potranno svolgere il loro lavoro in autonomia ed essere, finalmente, integrati nel mondo del lavoro.
- D) Come mai Lei si è cimentato in questa ardita impresa?
- R) In famiglia ho avuto persone con disagi mentali e ho, così, deciso di dare il mio aiuto. Tengo a precisare che l’associazione che rappresento non fa terapia ma si occupa del percorso integrativo. Non basta curare una disabilità, ma, poi, è ancor più necessario inserire il soggetto meno avvantaggiato nel contesto lavorativo.
- D) Perché avete scelto una caffetteria per ospitare le vostre riunioni?
- R) Svolgere i nostri incontri, emotivamente molto impegnativi, all’interno di un rassicurante “ritrovo” come il Gambrinus dà un tono informale alle riunioni stesse – un buon espresso ed un dolcino rasserenano l’animo abbassando i meccanismi difensivi della ragione – e favorisce il contatto sociale. Affrontare tematiche (personali) e problemi (sociali) in un contesto piacevole e rilassante, certamente agevola il lavoro. Non sarò originale, insomma, se affermo, ma ugualmente voglio farlo, che un buon caffè è il miglior “rompighiaccio” relazionale, soprattutto se gustato in luoghi d’arte, cultura e storia come i grandi Caffè italiani. Come il Gambrinus.
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