Un caffè per Enrico Caruso

Omaggi, celebrazioni e un caffè per Enrico Caruso
Orgoglio nazionale, talento inarrivabile, uno delle voci più amate e conosciute a livello internazionale. Enrico Caruso agli inizi nel ‘900 riuscì a portare la musica classica e napoletana in tutto il mondo. Oggi ricorrono i 100 anni dalla sua morte avvenuta il 2 agosto 1921 “davanti al golfo di Surriento”. Come cantava l’indimenticato Lucio Dalla nella celebre canzone a lui dedicata. In questi giorni numerose le trasmissioni televisive, le celebrazioni a Napoli e non solo, e gli omaggi per il celebre tenore.
IL CAFFE’ CARUSO
Anche il mondo del caffè ha voluto ricordarlo. Ed è così che nella sua Napoli, i sempre fantasiosi baristi partenopei del Gran Caffè Gambrinus di Napoli hanno voluto dedicare un caffè in suo onore. È un caffè aromatizzato alla menta. Questo ingrediente non è casuale. Si racconta, infatti, che ad Enrico Caruso piacesse così tanto la menta che, addirittura, quando era in tournee negli States di sovente chiedeva ai barman di aggiungerla all’interno anche dei cocktail (da qui è nato il cocktail Caruso). La ricetta ideata dal Maestro caffettiere Lello Rocchetti si realizza versando in una coppa di vetro Martini caffè freddo alla napoletana (a mo’ di granita per intenderci e già zuccherato) e una crema fatta shakerando panna liquida e sciroppo di menta e decorando il tutto con una foglia di menta o cacao in polvere.

LA VITA
Nato a Napoli nel 1873 da genitori di Piedimonte Matese di umili origini. Fin da ragazzo si avvicinò alla musica cantando prima per il coro della chiesa poi nei principali Caffè della città, all’epoca centri politici, artistici e culturali.
Grazie al fortunato incontro con il maestro Guglielmo Vergine, Caruso migliorò la sua tecnica ed inizio ad esibirsi in maniera regolare. Da lì il passo al successo fu breve e iniziò ad esibirsi prima nei teatri italiani. Poi si cimentò in varie tournée in Russia, Lisbona, Montecarlo. Fino a quella inglese dove nel 1897 rappresentò il Rigoletto al Covent Garden di Londra e, due anni dopo nel 1899, interpretò Rodolfo ne La Bohème di Giacomo Puccini.
IL SUCCESSO
Fu il primo nella storia a incidere un disco di musica classica. Lo incise a Milano con la casa discografica Gramophone & Typewriter Company. Questa fu un’idea geniale perché (a differenza di altri suoi colleghi che “snobbavano queste nuove tecnologie”) la vendita di oltre un milione di dischi gli consentì di entrare nelle case di europei e americani. Pubblico che lo elesse “in maniera ideale” il più grande tenore della storia. Ma non finisce qui! Perché il suo successo fu amplificato all’ennesima potenza grazie alla sua esperienza americana. Nel 1903 iniziò ad esibirsi al Teatro Metropolitan di New York. Ottenendo un anche un importante contratto con compensi esorbitanti. Gli americani, estasiati dal talento di Caruso, negli anni successivi ne cantarono le sue gesta in molti film che diedero ancora di più lustro e risonanza al suo nome.
L’UOMO
Il tenore partenopeo non è solo ricordato per il suo talento. Ma anche per i suoi grandi amori (tormentanti e felici). Per la sua grande generosità (di sovente cantava gratis per gli immigrati in America). E per tutte le opere a lui dedicate (libri, pellicole, canzoni ecc). Anche per queste ragioni Caruso è diventato una leggenda.
Michele Sergio
Articolo pubblicato su Il Roma il giorno 01 agosto 2021
Foto di copertina grazie a https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Enrico_Caruso_in_costume_cph.3b09167.jpg
Una chicca per i miei lettori
Il giovane Enrico (tratto dal libro “Il Gambrinus, il caffè dei caffè” di Michele Sergio, Rogiosi Editore, Napoli 2018)
Enrico e il Gambrinus
Siamo a Napoli negli ultimi anni dell’Ottocento in piena Belle Époque. Nonostante abbia perso lo status di capitale dell’ex Regno delle Due Sicilie, nella città partenopea c’è ancora grande vivacità intellettuale e culturale tanto che i grandi personaggi della cultura europea vi si recano per visitarla. Si racconta che proprio in quegli anni muovesse i primi passi un ragazzo napoletano di umili origini di nome Enrico, giovane promessa della canzone classica napoletana. Gli esordi però non furono facili per il giovane tenore; se si esclude la partecipazione al coro della chiesa dove incanta i fedeli con le infinite sfumature della sua voce dal timbro unico e inconfondibile, pochi sono i locali che lo ingaggiavano e poche sono le lire di compenso per le sue prime interpretazioni.
L’esperienza negativa
Un giorno Enrico decise di proporsi al più celebre Caffè napoletano, il Gambrinus, dove la musica è da sempre elemento fondamentale. Infatti nel locale, come abbiamo detto, si rappresentava lo spettacolo del Caffè Chantant. Spettacolo nel quale i cantanti deliziavano il pubblico con arie leggere, le ballerine danzavano sulle note del can-can nato oltralpe, e un’orchestrina di dame viennesi intratteneva il pubblico con brani eseguiti con violini e pianoforte. Sicuramente, pensò Enrico, in questo luogo di musica e arte napoletana c’è spazio anche per un giovane tenore di talento, quindi chiese e ottenne un colloquio con il direttore del Caffè per proporsi come cantante per gli spettacoli. Il provino fu eseguito nelle storiche sale dorate tra specchi e divani rossi. Ma incredibilmente al termine dell’esibizione il responso non fu positivo ed Enrico non fu ingaggiato.
Il ragazzo dispiaciuto si allontanò dal locale ma non si arrese! Dopo poco, grazie al suo talento e alla maggiore esperienza che maturava di giorno in giorno per i teatri di tutta Italia, ebbe dapprima la grande opportunità di incidere il suo primo disco, e successivamente fu chiamato negli Stati Uniti a esibirsi nel 1903 al Teatro Metropolitan di New York.
Il ritorno a Napoli
Da questo momento la fortuna e il successo baciarono Enrico e non lo abbandonarono più. Critica e pubblico lo consacrarono come il più grande tenore di tutti i tempi. Oggi il suo nome è leggenda: stiamo parlando del grande Enrico Caruso.
Dopo qualche tempo Enrico tornò in Italia reduce da una lunga tournée internazionale. Per caso si recò al Gambrinus, questa volta non per esibirsi ma come cliente. Il direttore, che qualche anno prima gli aveva rifiutato l’esibizione, gli andò incontro complimentandosi. E colse l’occasione per chiedere una sua esibizione nel locale.
Caruso rispose dicendo che non era interessato e andò via.
Chissà se Caruso non si sia preso una piccola soddisfazione dicendo di no a chi lo aveva rifiutato.